nov82014
Schito, progetti concreti e interlocutori idonei per integrazione su territorio
Se si butta un occhio alle varie esperienze presenti sul territorio di case della salute o aggregazioni delle cure primarie, a emergere è che non ha ancora trovato realizzazione quanto previsto nel patto della salute: l'integrazione con la farmacia. Ma il nuovo ruolo della farmacia, tra Pharmaceutical care e nodo del servizio sanitario, è qualcosa che va costruito passo a passo, attraverso idee e progetti concreti, attraverso studi che siano in grado di definire profili di applicabilità e efficacia di progetti e sperimentazioni, ma anche trovando il giusto interlocutore e facendo breccia anche tra gli altri operatori della salute, medici in primo luogo. A lanciare la riflessione
Francesco Schito, vicepresidente di Assofarm, che spiega: «Le evoluzioni e il riconoscimento di un ruolo sono percorsi che non arrivano da soli, ma vanno conquistati in anni di idee e progetti. Se guardo al mondo della farmacia, salvo iniziative locali, vedo una situazione che tutto sommato ha fatto pochi passi avanti. Ma il contesto di crisi e di marginalizzazione professionale impone di muoversi, altrimenti rischia di essere troppo tardi». A mancare è innanzitutto la visione di un corretto interlocutore: «La realtà della nostra sanità ci porta a dover dialogare con le Regioni. È a loro che vanno diretti progetti e idee». Ma che siano «concreti, strutturati: i progetti vanno selezionati, profilati, indirizzati sui giusti territori, le corrette patologie, perché non si può pensare che una metodologia funzioni ovunque e nello stesso modo. Per questo è importante che abbiamo alla base studi, oltre per dare una base solida alla proposta». A servire sono allora sono dati: «Occorre avere chiaro quale è la situazione iniziale, in termini per esempio di ricoveri, di aderenza terapeutica, ecc, e quale la situazione dopo l'applicazione dell'iniziativa. E allo stato attuale sono poche le regioni che sono in grado di fornire questi dati. Molti sono in mano esclusivamente ai medici di medicina generale, senza che ci sia un sistema di condivisione». E qui un altro punto: «Importante è avviare una reale collaborazione con gli operatori sanitari, Mmg, specialisti, infermieri. E anche in questo caso occorre proporsi, essere attivi, non si può aspettare che le proposte ci arrivino». Anche per superare quell'impasse «della realizzazione delle previsioni del patto della salute di integrazione delle farmacie nelle aggregazioni delle cure primarie. Occorre muoversi anche su questo punto, fattivamente e concretamente, fare proposte, perché nessuno verrà a bussare alla nostra porta». Per quanto ci riguarda, fa il punto Schito, «stiamo cercando di mettere a punto un progetto e di sottoporlo alle Regioni, con le quali stiamo avviando un colloquio. Si tratta di uno studio approfondito sulla pharmaceutical care, che faccia il punto di letteratura e esperienze internazionali, passando sia attraverso progetti che hanno dimostrato l'efficacia della teoria sia a quelli che ne hanno messo in luce le criticità. Si tratta infatti di andare ad indagare anche quali sono le cause che non hanno portato a risultati di efficacia. Questo serve per capire dove, come impostare i progetti».