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Politica e Sanità

29 Ottobre 2019

Sedi farmacie rurali senza titolare, in Friuli attesa di risposte al quarto interpello


Nel Friuli ci sono 14 sedi farmaceutiche senza titolare, per alcuni sindaci la mancanza di un farmacista è preoccupante, per altri la soluzione migliore potrebbe essere l'istituzione di un dispensario farmaceutico

Nel Friuli sono 14 in tutto le sedi farmaceutiche che non hanno ancora un titolare, sei in provincia di Udine, sei nel Friuli occidentale e una nella provincia di Gorizia. Il quarto interpello al concorso per l'assegnazione delle sedi, riporta la stampa locale, c'è stato il 20 ottobre, e la speranza dei comuni interessati è che tra i vincitori ci sia finalmente un farmacista disposto a occupare lo spazio vacante, ma c'è anche chi pensa che la soluzione migliore per un piccolo paese sia quella del dispensario farmaceutico.
Il dispensario può essere autorizzato dalla Regione in assenza di una farmacia prevista in pianta organica, nei comuni o frazioni fino a cinque mila abitanti. Il presidio però rimane sempre chiuso la domenica e di notte, ed è attivo solo alcuni giorni della settimana per poche ore. Gli abitanti dei piccoli paesi, soprattutto gli anziani, le persone prive di auto e i malati cronici, possono organizzarsi e ordinare i farmaci necessari per poi ritirarli durante gli orari di apertura.
«Attualmente - spiega Claudio Corradazzi, sindaco di Forni di Sotto - il comune ha un dispensario. Forni di Sotto aveva una farmacia fino a un anno mezzo fa, poi il titolare ha vinto il concorso e ha potuto chiedere il trasferimento vicino a casa. Era di origini siciliane, quindi, cambiare sede ha avuto due vantaggi: tornare nella terra di origine e aprire una nuova farmacia in una sede con maggiori possibilità di guadagno».
Il sindaco spiega che la farmacia aveva un buon fatturato e non prevedeva spesi di affitto o di bollette a carico del titolare: «Il Comune garantiva questi vantaggi. Adesso siamo inseriti nella graduatoria come sede vacante. Mi auguro che un farmacista decida di venire qui e gestire il nostro spazio. Certo è che non potrebbe mai essere residente a Udine e fare chilometri di strada ogni giorno per venire a lavorare. Aprire a Forni significa fare una scelta di vita».

L'importanza di avere un farmacista in paese è ribadita dal sindaco di Stregna, Luca Postregna: «Non è soltanto questione di fornire un servizio alla comunità, ma è indispensabile per la vitalità del paese. La farmacia richiama persone, dà movimento. Fino alla scorsa primavera avevamo la farmacia, che dava un servizio molto gradito alla popolazione e anche ai piccoli comuni montani limitrofi, ma poi la titolare ha preferito cambiare sede. La Regione ci ha dato un dispensario farmaceutico che, però, è aperto solo alcune ore a settimana, meno di quanto ci era stato garantito. Lo spazio della farmacia è comunale e l'amministrazione copre tutte le spese. Nonostante questo, adesso ci ritroviamo ad avere un edificio utilizzato soltanto per qualche ora a settimana. Finora non abbiamo ricevuto nessuna manifestazione d'interesse. È difficile, quindi, che qualcuno si faccia avanti all'ultimo momento».

Tra i paesi delle regioni privi di una farmacia, c'è anche chi ritiene che il presidio sia la soluzione migliore al problema, come Davide Protti, sindaco di Cimolais: «Siamo un piccolo paese che conta circa 360 abitanti. Abbiamo un dispensario che è sicuramente una soluzione che fa da toppa alla mancanza di una vera farmacia, ma è l'unica soluzione possibile. Sicuramente ha dei vincoli di orario, non è aperto la domenica e non fa servizio notturno, ma la cittadinanza si è organizzata, ormai conosce i turni e sa di poter ordinare tutte le medicine indispensabili. Inoltre, in caso di altre necessità urgenti, la farmacia più vicina è a Claut, che dista solo sette chilometri. Tutti i piccoli paesi del Friuli occidentale hanno un dispensario. Rappresenta sicuramente la soluzione migliore».
Per poter avere un dispensario, i comuni devono essere inseriti nell'elenco che raccoglie tutti i paesi con sede di farmacia vacante. Nel momento in cui viene aperta la farmacia, il dispensario deve essere immediatamente chiuso. In questi casi può succedere che dopo pochi anni il farmacista, appurando che i profitti non sono sufficienti, chieda il trasferimento in un'altra sede e il comune torni alla situazione di partenza.
«Secondo me - conclude Protti -, è meglio che i piccoli paesi si accontentino del dispensario, onde evitare di rimanere del tutto scoperti. Le farmacie sono a tutti gli effetti attività commerciali e devono portare guadagno».

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