lug262013
Sospendere le statine predispone al Parkinson
Alla sospensione della terapia con alcune statine, la simvastatina e la atorvastatina, può far seguito lo sviluppo della malattia di Parkinson. A dirlo è un studio pubblicato su Neurology in cui è emerso che chi smetteva la terapia aveva il 58% più di probabilità di ammalarsi.
«La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo in cui, per ridurre il danno neurologico, possono giocare un ruolo importante i farmaci che attenuano i processi neuroinfiammatori tipici della patologia» spiega Jou-Wei Lin, ricercatore della National Taiwan university di Taipei e autore dell’articolo. «Le statine, non solo hanno dimostrato potenti effetti anti-infiammatori, ma in modelli animali della malattia riducono tutti quei processi che danneggiano i neuroni dopaminergici». Questi farmaci, usati nella terapia per il controllo dell’ipecolesterolemia, potrebbero quindi avere un ruolo protettivo per il Parkinson. I ricercatori hanno valutato i legami tra statine e rischio di Parkinson in 43.810 persone ed è risultato che la prosecuzione della terapia con statine lipofile, come simvastatina e atorvastatina, si associava a un ridotto rischio rispetto alla sua sospensione, mentre non c'è alcun legame tra statine idrofile, come pravastatina e rosuvastatina, e Parkinson. «Per dirla in numeri, chi smetteva di prendere le statine liposolubili aveva il 58% più di probabilità di sviluppare il Parkinson rispetto a chi continuava la cura» spiega Lin. E in un editoriale di accompagnamento si legge: «Gli attuali dati clinici e sperimentali forniscono prove convincenti che i benefici delle statine potrebbero estendersi al di là del loro effetto ipolipemizzante, compreso un minore rischio di Parkinson e forse di altri disturbi neurologici».