mag92014
Sospensione bisfosfonati: quali donne sono a rischio fratture?
Quando una donna in post-menopausa sospende la terapia con bisfosfonati, conoscerne l’età e la densità minerale ossea dell’anca può aiutare a prevedere il rischio di fratture nei cinque anni successivi. È quanto afferma Douglas Bauer dell’università di California a San Francisco, coautore di uno studio appena pubblicato su Jama internal medicine. «I bisfosfonati, e in particolare l’alendronato, possono ridurre il rischio di fratture dell'anca e della colonna vertebrale, ma le recenti preoccupazioni per la sicurezza della cura, che aumenta il rischio di osteonecrosi della mandibola, di fratture femorali atipiche e di cancro esofageo, suggeriscono di interrompere o cessare definitivamente il trattamento dopo qualche anno» spiega il ricercatore. Bauer e colleghi hanno testato nello studio Flex (Fracture intervention trial long-term extension) i metodi per prevedere il rischio di frattura misurando sia la densità minerale ossea dell'anca e della colonna vertebrale sia alcuni marcatori di turnover osseo, alla sospensione della terapia e dopo cinque anni in quasi 500 donne in post-menopausa tra 61 e 86 anni. Durante il follow up si sono verificate una o più fratture nel 22% delle donne, quasi tutte entro un anno dal termine della cura. «L’età avanzata e la bassa densità minerale ossea dell’anca al termine del trattamento erano i fattori di rischio più significativi» dice Bauer, mentre il monitoraggio di due biomarcatori di turnover osseo come BAP e NTX non sembra essere predittivo di frattura.