Sanità

apr142016

Spesa farmaceutica, le Regioni chiedono al Governo nuovi tetti

Spesa farmaceutica, le Regioni chiedono al Governo nuovi tetti
Pagamento per risultato; diminuzione del prezzo di un farmaco all'aumentare dei volumi commercializzati a carico del servizio sanitario; tetti di spesa rivisti, con un 7,5% dedicato alla farmaceutica convenzionata (e pay back al 50% a carico della filiera) e un 7,35 dedicato alla spesa diretta di Asl e ospedali che avverrebbe "per gare";, anche tra principi attivi diversi; obbligo del medico di motivare la prescrizione di un biosimilare al posto di un originator come avviene per i generici: appaiono dirompenti le richieste che le regioni stanno per avanzare al governo per la governance della spesa farmaceutica, affinché l'acquisto di farmaci innovativi sia sostenibile con i risparmi conseguiti negli altri segmenti.

«Siamo partiti con i tecnici nella costruzione del documento ma nel giro di una settimana contiamo di avere un testo definito e di portarlo a Palazzo Chigi al tavolo dove si discute del pay back per gli anni 2013-15», anticipa Antonino Saitta coordinatore degli assessori regionali alla salute. «Dopodiché discuteremo di governance di sistema. Vogliamo prepararci con una posizione, su una questione delicata». Il documento prevede almeno cinque temi chiave. Primo, il prezzo di un farmaco andrà ridotto o scontato quanto più esso si diffonde (ad esempio perché crescono i pazienti trattati, o aumenta la durata delle terapie, o si estendono le indicazioni o si tratta di terapie combinate). Secondo, vanno superati i tetti di spesa classici, cioè l'attuale 11,35% (della spesa sanitaria totale) per la farmaceutica territoriale e il 3,5% per la spesa ospedaliera. Le regioni chiedono, a pari impatto sulla spesa totale, due nuove tipologie di tetti: uno per la spesa convenzionata delle farmacie territoriali, e uno per la spesa diretta di Asl e Ospedali sempre più legata a gare pubbliche regionali. Da qui discende il terzo punto, la possibilità di bandire gare tra principi attivi diversi con medesime indicazioni terapeutiche. Oggi anche in ospedale, dove gli acquisti sono diretti dal Ssn, solo il 15% dei farmaci è scelto con gare; le regioni vogliono superare questo. Inoltre - quarto punto- vogliono introdurre uno sconto automatico, si parla di un 20%-sui farmaci originator alla scadenza del brevetto. E chiedono di poter sostituire i biosimilari ai farmaci biologici, sulla base di indirizzi di equivalenza fissati dall'Aifa, a meno che il medico non scelga diversamente ma in tal caso dovrà motivare la scelta.

Quinto principio: "pay per result", un'industria dovrà ripianare parte dei ricavi se la terapia fallisce. «La spesa non si può contrarre perché la popolazione invecchia e i farmaci innovativi sono sempre più costosi e indispensabili. Tra i fattori di crescita della spesa -dice Saitta- c'è che in Italia è scarsa la concorrenza tra biosimiliari-equivalenti ed originator, e dobbiamo crearne il più possibile in modo da usare i risparmi per comprare nuovi farmaci». L'assessore piemontese non conferma che in futuro i due tetti - per la spesa convenzionata e per gare - saranno simili. «Il concetto chiave è che il meccanismo dei tetti in alcune regioni non ha favorito i risparmi ma indotto spesa, dobbiamo far valere il principio che più della distinzione territorio-ospedale vale quella tra prezzi della farmaceutica convenzionata e prezzi fissati da gara. Ciò implica una revisione dei prezzi. Oggi se si diffonde l'uso di un farmaco il suo prezzo resta uguale e la spesa cresce. Noi diciamo che va introdotto il principio del prezzo per volume: aumentando la diffusione di un farmaco, il prezzo va ri-orientato». Sul principio prezzo-volume a Milano a una conferenza di Motore Sanità il direttore dell'Agenzia del Farmaco Luca Pani ha ricordato casi (nuove indicazioni Asa nella prevenzione del tumore al colon) in cui se, a fronte dell'aumento della diffusione del farmaco già di per sé a buon mercato, si chiede un ribasso, si rischia di mandare in perdita il produttore. «Ci sono casi particolari. Tanto questi quanto la definizione del valore dell'innovatività, li vediamo legati alla fissazione di parametri che richiedono momenti di condivisione che vanno oltre l'Aifa. Noi regioni peraltro -aggiunge Saitta - siamo anche in Aifa e dall'Aifa ci aspettiamo una mano, ad esempio nello strutturare una definizione di equivalenza terapeutica che oggi non c'è; la sua assenza oggi è alla base di iter complessi per le gare, e di esiti che poi vengono impugnati dalle industrie. Anche se poi il Tar riconosce le ragioni degli amministratori regionali».
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