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Politica e Sanità

17 Luglio 2018

Spreco farmaci validi, in E. Romagna siglato protocollo per redistribuzione


Condizioni di salute mutate, cambio di terapia, decesso del paziente, confezioni inadeguate (cioè con numero di pillole sbagliato), mancata aderenza allo schema terapeutico, sono le possibili cause all'origine dello spreco di farmaci ancora validi ma inutilizzati. Per legge, le confezioni, se integre e correttamente conservate, possono essere recuperate e consegnate a organizzazioni senza fini di lucro, che hanno finalità umanitaria o di assistenza sanitaria, così non solo si riduce lo spreco e si limitano gli impatti negativi sull'ambiente, ma si aiuta chi ha problemi ad accedere concretamente a cure e medicine. È su queste premesse che l'assessorato alla Salute della Regione Emilia-Romagna ha firmato il "Protocollo d'intenti sul recupero dei farmaci donati", approvato nell'ultima seduta di Giunta, con Hera, azienda multiutility nei servizi ambientali, idrici ed energetici con sede a Bologna e Last Minute Market società spin-off accreditata dell'Università di Bologna, che promuove la lotta allo spreco e la sostenibilità ambientale.

Obiettivo del protocollo, si legge in una nota della Regione, è "promuovere in tutta l'Emilia-Romagna le buone pratiche sui farmaci" e recuperarne le confezioni integre non scadute per "consegnarle a chi si occupa di persone in difficoltà". A finire più "frequentemente nel cestino", scrive la Regione, sono "antibiotici, analgesici e medicine per patologie cardiovascolari, seppure ancora in corso di validità, in confezioni integre e correttamente conservate. Troppe medicine non scadute e in confezioni integre finiscono nel cestino, con conseguenti costi sanitari e di smaltimento". «I farmaci vanno usati in modo corretto, e ciò significa anche ridurne al minimo lo spreco - sottolinea l'assessore regionale, Sergio Venturi-. Sono beni preziosi, e onerosi, per la nostra collettività, e l'utilizzo responsabile coincide con un forte richiamo etico alla solidarietà nei confronti di persone e comunità in situazione di fragilità e svantaggio. Con questa intesa uniamo le forze, consapevoli che anche i piccoli gesti virtuosi dei singoli cittadini possono contribuire a fare la differenza». Nel 2012, ricorda la Regione, Hera e lo spin off universitario avevano avviato il progetto Farmaco Amico per il "recupero dei farmaci rimasti inutilizzati dai cittadini e destinarli a organizzazioni non lucrative, progetto ancora attivo in 13 comuni della regione, con oltre 100 farmacie e una trentina le onlus coinvolte, oltre a diversi partner". A febbraio 2018, la Regione "ha predisposto il documento tecnico - Indicazioni per il recupero dei farmaci inutilizzati e in corso di validità - mirato a promuovere su tutto il territorio la riduzione dello spreco di farmaci, contenere i rifiuti, sostenere progetti di solidarietà sociale e, al tempo stesso, fornire indicazioni pratiche orientate a garantire qualità e monitoraggio delle attività. Il documento è rivolto alle Aziende sanitarie, alle associazioni di categoria dei farmacisti convenzionati, a enti/soggetti esterni che partecipano ai progetti locali, ai cittadini". Ora con la sigla del protocollo i tre player "intendono collaborare e rafforzare l'impegno per sostenere la riduzione dello spreco dei farmaci in Emilia-Romagna, favorire il recupero di quelli non utilizzati, limitare gli impatti negativi sull'ambiente".

Restano tuttavia le perplessità della categoria sulle garanzie di conservazione dei farmaci inutilizzati e sulle politiche per prevenire gli sprechi, come ricorda a Farmacista33 Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia Romagna: «Ferma restando la nostra disponibilità a collaborare a queste iniziative che sono il recepimento di indicazioni nazionali attive anche in altre regioni, restano le perplessità segnalate da noi in vari tavoli tecnici, sulle garanzie di conservazione dei farmaci che escono dalla filiera. Che tracciabilità possono avere questi farmaci? Che garanzie vengono date ai pazienti che li ricevono? Si parla di farmaci che potrebbero essere a lungo rimasti nelle case dei pazienti in condizioni inadeguate. All'origine degli sprechi c'è anche la consegna di elevati quantitativi di farmaci e il legislatore dovrebbe alzare la soglia di attenzione sull'eccessivo ricordo alla distribuzione diretta che genera questo tipo di spreco. In farmacia, con la dispensazione con ricetta elettronica e controlli sull'aderenza terapeutica, gli sprechi sono soltanto marginali. Il farmaco correttamente usato non dovrebbe mai rimanere inutilizzato. C'è da chiedersi, al di là delle iniziative di recupero, quali politiche si possano attivare per evitare gli sprechi a monte».

Simona Zazzetta

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