Stage, università: utile per assunzione, ma vigilare su abusi
Nel dibattito recentemente aperto sullo strumento del tirocinio extra curriculare arriva un appello dal mondo dell'università: se applicato nelle modalità corrette, a neolaureati non ancora iscritti all'albo, può essere un utile strumento che permette al giovane di stare al banco e imparare ed è in molti casi prodromico all'assunzione. Ma occorre vigilare per evitare abusi, tra i quali un'applicazione a farmacisti già abilitati o un uso a rotazione per la stessa posizione. A fare la riflessione Paola Brusa, professore dell'Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco, che riporta anche l'esperienza del Piemonte, dove università e ordine sono attivi, anche nella direzione dei controlli: «Prima dell'esame di stato, cioè prima che il farmacista sia abilitato alla professione con l'iscrizione all'albo, si rileva un sottobosco di modalità di inquadramento dei neolaureati non consone, quali per esempio contratti da magazzinieri, operatore di dermocosmesi, e così via, che peraltro non permettono al neo laureato di stare al banco e fare esperienza. A maggior ragione alla luce di questa situazione, riteniamo che il tirocinio extracurricolare, se applicato nelle modalità corrette, sia uno strumento utile, che permette al neo laureato di entrare nella farmacia e stare al banco per imparare. È chiaro, però, che il tirocinio ha delle regole ben precise su cui occorre vigilare: può essere attivato entro 12 mesi dalla laurea e in ogni caso prima dell'iscrizione all'albo e può avere una durata massima di 6 mesi, con una corresponsione di minimo 600 euro per 40 ore o minimo 300 euro per 20 ore. Si tratta di uno strumento che viene coordinato dall'Università, che predispone anche un piano formativo. In generale, può essere prodromico all'assunzione, che non è obbligatoria, ma nella maggior parte dei casi si verifica. Ma, a questo proposito, laddove venga utilizzato a rotazione, con una richiesta continua per la stessa posizione, è chiaro che ci si trova di fronte a un uso non corretto che penalizza i giovani, rischiando anche di sottrarre possibilità di lavoro. Anche queste sono situazioni su cui occorre vigilare». E a questo proposito, «vorrei portare l'esperienza della mia regione, il Piemonte, nella quale una caratteristica è la grande collaborazione tra università e Ordine e in generale la categoria: controlli sull'utilizzo del tirocinio vengono fatti e in caso di abusi c'è l'intervento dell'Ordine, grazie al quale siamo riusciti a far sospendere tirocini applicati in maniera non corretta. Laddove c'è collaborazione tra le anime della categoria credo che si possano ottenere risultati positivi. Nella nostra Regione attiviamo in generale una quarantina di tirocini l'anno».
Francesca Giani
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