nov262013
Stress cronico, salute e piante adattogene
Situazioni in cui lo stress diventa cronico sono dannose per la salute e, purtroppo, sempre più frequenti nel mondo occidentale. Possono essere d’aiuto estratti con azione adattogena, primo fra tutti il ginseng purchè l’estratto sia standardizzato e la posologia corretta
Lo stress cronico é un problema che interessa sempre di più il mondo occidentale, anche bambini e ragazzi in età scolare. Pare possa causare danni alla sfera psichica, all’apparato digerente, al cuore e al sistema immunitario. Fisiologicamente uno stimolo stressogeno causa un rilascio di catecolamine e di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali. Tuttavia se lo stress cronicizza, il corpo può acquisire una tendenza intrinseca alla “reazione” e questo può provocare alterazioni metaboliche dannose per l’organismo. La fitoterapia può venire in aiuto offrendo un pool di piante definite “adattogene”. Secondo la definizione data da Brekhman, un adattogeno dovrebbe offrire in modo aspecifico una resistenza verso stimoli o fattori di stress e allo stesso tempo agire da stabilizzatore/normalizzatore generale senza indurre effetti indesiderati apprezzabili. Tra le droghe ad azione adattogena sicuramente la più conosciuta è la radice di ginseng. Grazie al suo contenuto in ginsenosidi (saponine triterpeniche), pare possa aumentare i livelli di serotonina e di Acth a livello cerebrale e attivare l'asse ipotalamo-pituitario coinvolto nella stimolazione surrenalica. Questo aiuterebbe la risposta dell’organismo allo stress acuto. Tuttavia esiste ancora una grande confusione riguardo alle specie di ginseng esistenti, agli estratti e alle dosi da assumere. Esistono 11 specie di ginseng (genere Panax) e del solo ginseng coreano (Panax ginseng) esistono 3 varietà. La radice deve essere di piante vecchie 5-7 anni e la droga essiccata deve contenere almeno 0,1% di ginsenosidi Rg1 e 0,2% di Rb1(1). Questo fa intuire quanta variabilità può esserci tra gli estratti e quanto sia indispensabile la standardizzazione. Il farmacista può trovare in commercio sia estratti fluidi che secchi di ginseng coreano titolati in ginsenosidi espressi come Rg1 (marker biologico). La posologia consigliata è di 20-25 mg di ginsenosidi/die per non più di 2 mesi consecutivi. Effetti avversi (tachicardia, insonnia, ipertensione) sono riscontrati solo a seguito di posologie elevate. Esistono diverse altre piante adattogene che agiscono con meccanismi differenti dal ginseng. C’è chi esibisce spiccate attività sul sistema immunitario (Eleuterococco senticosus), c’è chi stimola la liberazione di neurotrasmettitori a livello celebrale (Rhodiola rosea), altre ancora rivelano spiccate proprietà antinfiammatorie e analgesiche (Whitania somnifera).
1) Japanese Pharmacopoeia vol. 15, 2006.
Angelo Siviero
Farmacista esperto in fitoterapia e galenica
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