giu152015
Studio Iss, e-cig sicura ma non aiuta a smettere
«Risultati moderatamente incoraggianti»: così Lamberto Mazzoli, professore dell'Università di Chieti e responsabile Registro tumori dell'Abruzzo, giudica i dati preliminari del primo e al momento unico studio al mondo che si prefigge di analizzare l'efficacia e la sicurezza a lungo termine dell'utilizzo delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare.
L'indagine ha una durata prevista di cinque anni e vede coinvolti numerosi atenei italiani oltre all'Istituto superiore di sanità (con il suo commissario straordinario Walter Ricciardi). Mazzoli, che ne è il primo autore, ricorda che un paio di anni fa, quando lo studio è iniziato, «il consumo delle e-cig era molto più alto di quello attuale e si era in un clima di demonizzazione che ci pareva francamente eccessivo, sembrava che fossero peggio delle sigarette tradizionali e abbiamo voluto vederci un po' più chiaro con una ricerca indipendente».
Per lo studio sono stati arruolati 236 ex-fumatori che erano passati alle sigarette elettroniche, 491 tabagisti tradizionali e 232 dual users, ossia fumatori di entrambi i tipi di sigarette. Vista la generale carenza di dati in proposito, gli autori hanno deciso di pubblicare i dati a dodici mesi che, pur essendo preliminari, offrono indicazioni interessanti. «Il primo punto - spiega Mazzoli - è che effettivamente, in chi ha già smesso di fumare e sta facendo uso di e-cig, la probabilità che torni a fumare sigarette normali è bassa. Evidentemente, si tratta di un dato positivo se e solo se le sigarette elettroniche sono sicure e il secondo risultato preliminare indica proprio questo: non sono emersi effetti avversi di rilievo o un aumento di malattie gravi; certo ci vorrà più tempo per confermarlo, ma già i risultati del secondo anno, che stiamo elaborando, sono su questa linea».
Il terzo risultato importante riguarda il dual use, che non appare particolarmente utile: «chi svapa e-cig per ridurre il numero delle sigarette tradizionali, inizialmente riesce nel suo intento ma a un anno di distanza la maggior parte riprende a fumare frequentemente».
Renato Torlaschi