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Politica e Sanità

12 Gennaio 2016

Modena, studio su interazioni tra farmaci: farmacia centro di supporto al paziente


Interesse ad acquisire maggiore consapevolezza delle terapie in corso, alta diffusione del "fai da te" con assunzione senza controllo medico di integratori, prodotti naturali e farmaci di automedicazione, e allo stesso tempo timore di un eccessivo carico terapeutico, e, infine, elevata disponibilità a discutere di questi temi con il farmacista. Questi alcuni dei primi elementi, a tratti contraddittori, emersi da un campione di risposte fornite dai cittadini nell'ambito dello "Studio sull'intercettazione delle interazioni farmacologiche nelle farmacie di comunità", ideato da Federfarma Modena e l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore) e condotto in 34 farmacie modenesi dotate del database Interaction Explorer, per la raccolta sistematica dei dati.
In occasione di un incontro promosso dall'Associazione sono state fornite alcune prime chiavi di lettura delle schede raccolte, ed è emerso, in generale, un interesse da parte dei pazienti «ad acquisire maggiore consapevolezza delle terapie alle quali sono sottoposti e altrettanta disponibilità a discutere di questi aspetti con il farmacista, alla cui figura professionale è attribuito un importante ruolo di consulenza».
Le risposte, si legge in una nota di Federfarma Modena, «rivelano una relazione abbastanza complessa e ambivalente fra paziente e medicinali: se da un lato è diffuso in molti il timore di essere sottoposti ad un eccessivo carico terapeutico con possibili interazioni, dall'altro risulta molto diffuso "il fai da te", nel modificare le indicazioni del medico o nell'assumere autonomamente ulteriori prodotti, a fianco di terapie complesse, senza considerare le potenziali interazioni negative che possono altresì intervenire». È risultata abbastanza comune «la tendenza ad assumere, in assenza di controllo, integratori, nutraceutici, prodotti naturali e farmaci da automedicazione, in concomitanza a multiterapie. Manca infatti talvolta nei pazienti la consapevolezza che questi prodotti, sebbene siano di libero acquisto, hanno valore curativo e possono incidere fortemente sulla salute e intervenire sulla riuscita di altre terapie importanti già in uso». Secondo i farmacisti impegnati nella raccolta dati, la farmacia «avrebbe le potenzialità per rappresentare un "hub" di convergenza per un supporto professionale al paziente e complementare al medico curante, e monitorare l'andamento di terapie complesse e consumi sporadici, fornendo le informazioni utili ad acquisire più consapevolezza nell'uso di prodotti farmaceutici». Lo studio proseguirà con l'analisi dettagliata dei dati da parte di Unimore ma fin da ora, ha spiegato Silvana Casale, Presidente di Federfarma Modena «sta portando alla luce una serie di situazioni e comportamenti diffusi nei pazienti che dimostrano l'importanza della relazione e della consulenza qualificata del farmacista. Accanto a ciò, aspetti quali la facile accessibilità della farmacia e la sua distribuzione sul territorio costituiscono la chiave per costruire quella sanità "a misura di paziente", in cui queste dinamiche possono venire adeguatamente gestite con professionalità. Ciò in evidente contrasto con l'idea che farmaci, fitoterapici ed integratori siano prodotti commerciali paragonabili a qualunque altro e che quindi il loro utilizzo in assenza di monitoraggio non abbia ricadute sulla salute pubblica».

Simona Zazzetta

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