ott292020
Tamponi rapidi, coinvolgimento delle farmacie tra sperimentazioni avviate e nodi da sciogliere
Mentre si stanno ultimando gli step sulla possibilità per medici di medicina generale di effettuare tamponi rapidi, sono diverse le Regioni che guardano con interesse a un coinvolgimento delle farmacie
La esigenza di individuare tempestivamente i soggetti positivi per Covid-19 ha portato alla ribalta la discussione sull'ampliamento dei punti di accesso e degli operatori che possano effettuare tamponi rapidi ai cittadini che lo necessitino. Mentre si stanno ultimando gli step sulla possibilità per medici di medicina generale e pediatri di effettuarli - sono stati stanziati 30 milioni di euro -, sono diverse le Regioni che guardano con interesse a un coinvolgimento della farmacia, con iniziative in discussione in Piemonte, prossimo alla partenza, e a Trento, dove per ora è stata avviata una sperimentazione in due farmacie. Al centro c'è la necessità di trovare un protocollo che garantisca sicurezza a farmacisti e cittadini che accedono alle farmacie, molti dei quali in condizioni di fragilità. Mentre sulla proposta lanciata qualche giorno fa dal ministro della Salute,
Roberto Speranza, di ovviare alle difficoltà di reperimento degli infermieri facendo eseguire i tamponi ai farmacisti, si è in attesa di una pronuncia in questa direzione da parte del Dicastero, per risolvere il tema delle competenze.
Piemonte verso partenza. In corso di definizione aspetti tecnici
A dare il la a un coinvolgimento delle farmacie nell'attività di screening diagnostico per Covid-19 sono le nuove indicazioni ministeriali di metà ottobre - contenute in particolare nella Nota tecnica sull'uso dei tamponi -, che hanno aperto all'utilizzo del tampone rapido per la ricerca di antigeni. A essersi mosso subito in questa direzione, come si sa, è il Piemonte, che nella delibera di Giunta del 20 ottobre ha certificato la possibilità di coinvolgere le farmacie nell'esecuzione dei tamponi rapidi. Al momento, fa sapere Federfarma Piemonte, sono in via di definizione alcuni aspetti tecnici e si stima che l'iniziativa potrebbe partire verso la fine della settimana. La delibera, di fatto, stabilisce che «i tamponi rapidi possono essere effettuati anche come prestazioni a pagamento richieste da privati attraverso servizio infermieristico messo a disposizione su prenotazione dalle farmacie della Regione». Mentre, «con riguardo ai test sierologici rapidi (qualitativi)», questi possano essere erogati «in farmacie convenzionate con il Ssr». In entrambi i casi, tali analisi sono, «registrate sulla piattaforma Covid-19, e sono riconosciute dal Sistema sanitario regionale sia per l'adozione delle misure restrittive che per la loro revoca». Mentre, a eccezione delle categorie previste nella delibera, altri soggetti non possono eseguire tamponi e test.
Sperimentazione a Trento: si mettono a punto procedure
Una sperimentazione, a ogni modo, è partita nella provincia autonoma di Trento, con l'attivazione di due farmacie, una privata e una comunale, mentre stanno proseguendo gli incontri con le rappresentanze delle farmacie per valutare la possibilità di estendere la progettualità e allargarne le modalità. Per ora, fa il punto
Paolo Betti, presidente Federfarma Trento, «l'iniziativa conta sul supporto dell'infermiere e si stanno provando sul campo e perfezionando le procedure in relazione a sicurezza, gestione della privacy, trasmissione dei dati al sistema pubblico, interlocuzione con pediatra e medico». Secondo le indicazioni regionali i tamponi rapidi «hanno un'elevata sensibilità e specificità se effettuati in presenza di cariche virali elevate e quindi tra il giorno successivo a quello di esordio dei sintomi e la 7° giornata». Il target di riferimento, su cui si sta lavorando, «sono studenti sintomatici, in una fascia di età che indicativamente va dalla materna alle superiori, mentre l'accesso avviene su segnalazione del medico o del pediatra». Si pone a maggior ragione il tema della sicurezza, come è stato avanzato nel dibattito aperto in questi giorni, sia dalle farmacie - si veda la posizione della Lombardia - sia dai dipendenti. Per altro, tra gli altri nodi da sciogliere c'è anche «la reperibilità degli infermieri, che sta diventando sempre più difficile».
Tampone effettuato da farmacista? Serve via libera ufficiale dal ministero
Tale aspetto, insieme all'esigenza di allargare la platea degli operatori che effettuano test rapidi è stato di recente al centro della conferenza stato regioni e, come si ricorderà, da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza, c'era stata una apertura verso la possibilità che a effettuare il tampone possa essere un farmacista formato. Una ipotesi su cui sarà necessaria una pronuncia da parte del Dicastero, per risolvere il nodo relativo alle competenze. Il tema della sicurezza, a ogni modo, è, al momento, quello che più preoccupa, in particolare laddove il farmacista dovesse essere coinvolto direttamente. Da
Francesco Schito, segretario generale Assofarm, parte una riflessione: «Iniziative che sono in grado di valorizzare il ruolo della farmacia nel Ssn e la professionalità del farmacista sono positive. Nel merito, tuttavia, non possono non essere rilevati gli aspetti legati alla sicurezza, per operatori e utenti della farmacia. Non è semplice e si pongono varie problematiche. Ma va rilevato, al contempo, anche un altro aspetto: in questo frangente le Istituzioni, le Regioni, il Servizio sanitario stanno chiedendo alla farmacia supporto nell'affrontare l'emergenza. È in qualche modo un ulteriore passo avanti per dimostrare l'utilità della farmacia come presidio territoriale e per mettersi al servizio della parte pubblica. Un investimento, in un certo senso, che può darci maggiore forza nel momento in cui torneremo a sederci ai tavoli per rivendicare il ruolo della farmacia in quella che è la sua mission principale, la distribuzione del farmaco, anche di quello innovativo».
Francesca Giani