mag52015
Tavolo Pht, Creazzola (Sifo): da strumenti utili per omogeneizzazione azioni regionali
Una maggiore uniformità di accesso alla cura per i cittadini, conseguente a una omogeneizzazione nell'organizzazione regionale della distribuzione dei farmaci anche del Pht, sarebbe non solo giusta, ma preziosa per gli aspetti gestionali e a vantaggio delle valutazioni economiche. Sta anche qui l'utilità degli strumenti emersi dal tavolo congiunto Sifo-Federfarma sul prontuario di continuità assistenziale (Pht). A lanciare la riflessione è Simona Creazzola, referente comunicazione e coordinatrice del tavolo per Sifo, che fa il punto sui lavori, dopo la lettera congiunta che le tue organizzazioni hanno inviato all'Aifa con le proposte.
Avete già ricevuto una risposta dall'Aifa? Che cosa succederà ora?
La lettera congiunta che abbiamo inviato all'Aifa inquadra la problematica complessa della distribuzione dei farmaci del Pht fornendo interpretazioni e proposte, non teoriche, ma circostanziate e concrete. Siamo ancora in attesa di una risposta; immaginiamo di essere convocati e auditi: non vorremmo certo che tanto lavoro possa essere ignorato.
Quali sono i principali esiti dei lavori del tavolo Pht?
Si tratta di potenziali strumenti utili per l'aggiornamento del prontuario Pht nonché funzionali all'organizzazione e omogenizzazione delle azioni di competenza regionale. Riteniamo, concordi, che il Governo dovrebbe fornire indirizzi alle Regioni affinché nell'organizzazione delle modalità distributive di questi farmaci seguano criteri omogenei. Siamo altrettanto concordemente a favore dell'equità e uniformità di accesso alla cura. La Sifo ha da tempo un Osservatorio nazionale dedicato e impegnato su questo tema.
Possiamo ricordare qualche esempio della nuova impostazione?
Abbiamo ragionato mettendoci, come sarebbe sempre il caso, dalla parte del paziente. Per guardare al problema abbiamo usato una lente primaria sui percorsi assistenziali. Per esempio, nel caso del diabete, abbiamo pensato che il paziente che non ha complicanze è spesso presumibilmente giovane o adulto, dinamico, vuole sentirsi libero, non malato: in questo caso la capillarità delle farmacie di comunità può risultare preziosa. Mentre il paziente affetto, per esempio, da sclerosi multipla che potrebbe essere seguito in assistenza domiciliare o che fa spesso ricorso alle strutture ospedaliere o della Asl vuole sentirsi preso in carico e deve poter trovare tutto ciò che gli occorre nello stesso posto; così come il paziente con epatite C oggi sa che può guarire e vuole un percorso di cura compatto e controllato che solo l'integrazione continua tra le strutture ospedaliere e aziendali può offrirgli.
Immaginate resistenza da parte di Asl e Regioni nel dare realizzazione al modello?
Spesso si può incontrare resistenza, anche perché, ogni realtà lavora a valle dell'impegno valutativo dei suoi operatori, tenendo conto anche delle proprie risorse; tuttavia pensiamo che un indirizzo - e non un'imposizione - potrebbe mettere a disposizione delle Regioni uno strumento utile; una maggiore uniformità di accesso alla cura per i cittadini sarebbe non solo giusta, ma preziosa per gli aspetti gestionali e a vantaggio delle valutazioni economiche.
Francesca Giani