Sanità

mar302017

Terapie complementari, sempre più medici le praticano

Terapie complementari, sempre più medici le praticano
Specialisti ricercati in una Regione e impossibilitati a praticare appena varcato il confine? Anche in tema di medicine alternative come in tanti altri campi, si rischia un'Italia a venti velocità nonostante vi sia un'intesa nazionale e tutti gli ordini dei medici abbiano istituito registri degli iscritti che praticano medicine complementari, a volte aggiungendo altre discipline. L'accordo Governo- Regioni del 7 febbraio 2013 prevede l'istituzione di specifici registri per medici che praticano Agopuntura, Fitoterapia e Omeopatia impattando su una materia in precedenza disciplinata dalle Regioni alle quali offre tre anni per adeguarsi. In teoria, dal 7 febbraio 2016 tutte le regioni dovrebbero accettare in elenco solo il medico con alle spalle un corso triennale o un master universitario (400 ore di formazione teorica e 100 di pratica clinica di cui metà di tirocinio con tutor esperto), con frequenza all'80% delle lezioni, esame finale ed attestato. Fino al 7/2/16 lo stesso accordo concede di iscriversi ai registri, previa valutazione di una commissione ordinistica, attestando 300 ore di insegnamenti seguiti nella disciplina d'interesse o 200 ore più 15 anni di pratica, ovvero la partecipazione a corsi con preparazione analoga o ancora 8 anni di docenza. In pratica, solo Puglia, Piemonte e Trentino hanno ratificato l'accordo puntuali. Anche la Lombardia ha dato l'ok nei tempi, il 2 ottobre 2015, «ma non in tempo per adottare le delibere attuative. Intanto crescevano i nuovi candidati all'iscrizione ai registri», spiega Ugo Tamborini segretario Omceo Milano.

«Solo all'Ordine di Milano il trend è cresciuto dai 150 iscritti ai registri del 2010 ai 477 attuali. E tutti uscivano da scuole per le quali non erano ancora stati approvati i requisiti di accreditamento. In Regione osservai che i requisiti posti dall'accordo del febbraio 2013 potevano essere resi vigenti tre anni dopo il suo recepimento nella regione anziché tre anni dopo la sua firma a Roma. Il mio punto di vista fu accolto. Per la Lombardia significa che le regole nazionali anziché da febbraio dell'anno scorso vigeranno dal 2 ottobre 2018; avessimo alzato l'asticella da febbraio 2016, oggi non potremmo iscrivere medici di altre regioni che non si sono ancora adeguate, come ad esempio la Toscana che continua ad operare con una legge regionale del 2007. Altre regioni potranno seguire il nostro stesso criterio».

Resta comunque il rischio che le 20 regioni si adeguino in tempi differenti e creino situazioni in cui medici accreditati in un ordine non hanno i requisiti per entrare nel registro dell'ordine di un'altra regione. Tamborini si aspetterebbe che al 2018 tutti a partire dalla Lombardia abbiano scuole, corsi e medici accreditati secondo regole condivise «ma non credo si possa impedire a un collega fuori registro di fare omeopatia o agopuntura. L'apparato cardiocircolatorio lo cura anche il medico non specialista in cardiologia, o il medico di famiglia. Il titolo ha un valore di bollino di qualità, e non dovrebbe precludere a nessun collega l'utilizzo di una terapia». Roberto Carlo Rossi presidente dell'Ordine di Milano - primo a dibattere dell'introduzione del registro nel 1999 sotto la presidenza Anzalone - offre una sottolineatura: «Personalmente credo che la medicina occidentale dia quasi tutte le risposte che servono. Ma ho visto colleghi di assoluto spessore che praticano medicine complementari, con risultati che incoraggiano a tenere un atteggiamento di apertura. A Milano ci siamo detti che il medico attento a queste medicine dovrebbe essere innanzi tutto un bravo medico, che studi a fondo le discipline e le loro interazioni. Così abbiamo censito gli iscritti e abbiamo già nei primi anni del secolo chiesto di dimostrare una preparazione specifica all'iscritto che volesse praticarle. Poi sono arrivati gli altri».


Mauro Miserendino
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