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Farmacisti

20 Aprile 2020

Test Covid-19, prevista convezione per farmacisti. Grande variabilità regionale su tipologie


Assicurare ai farmacisti, al personale degli Ordini e ai loro familiari la possibilità di ottenere a prezzi convenzionati analisi per la rilevazione del Covid-19 con test virologici sia sierologici. Il bando di convenzionamento della Fofi

Assicurare ai farmacisti, al personale degli Ordini nonché ai loro familiari la possibilità di ottenere, a prezzi convenzionati, analisi per la rilevazione della presenza del Covid-19, sia attraverso test virologici sia sierologici. È questo al centro del bando di convenzionamento pubblicato dalla Fofi per laboratori di analisi biomediche autorizzati a partire dal 21 aprile. Una misura che si inserisce nel contesto emergenziale del momento e che rientra nelle strategie per la cosiddetta Fase due, che puntano sulla possibilità di effettuare screening sugli operatori sanitari e sulla popolazione. Intanto, se a livello nazionale la gara per i test sierologici, almeno stando a quanto annunciato, verrà aggiudicata il 29 aprile, le Regioni, già da un po' si stanno organizzando, ognuna, però, con modalità proprie.

Dalla Fofi intenzione di assicurare ai farmacisti test di rilevazione Covid-19

La Fofi, si legge nel bando di gara pubblicato sul sito, «intende assicurare ai farmacisti e ai loro familiari, al personale della Fofi e degli Ordini dei Farmacisti e ai loro familiari la possibilità di ottenere, a prezzi convenzionati, analisi per la rilevazione della presenza del Covid-19 a partire dal 21 aprile per la durata di 18 mesi». In particolare, si tratta dei test virologici - «test molecolari basati sull'identificazione di Rna virale dai tamponi rinofaringei - e dei test sierologici con l'identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2».
Quanto ai laboratori, «in possesso comunque dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi necessari, devono eseguire e certificare le analisi nel rispetto documentato di procedure e protocolli validati dall'Istituto Superiore di SanitaÌ e dal Ministero della salute» e «in ogni caso sono esclusivamente ammessi i test che sono e/o saranno validati dalle competenti Autorità». La misura si inserisce nelle strategie avviate in tutta Italia in preparazione della cosiddetta fase 2.

Arcuri: 150mila test. La gara verrà aggiudicata il 29 aprile

Intanto, a livello nazionale, come annunciato dal commissario straordinario Domenico Arcuri, l'intenzione è «di acquisire 150.000 test sierologici per poter fare un campionamento della popolazione italiana. Venerdì scorso è stata pubblicata la procedura di gara e abbiamo fatto due scelte nette, la prima: nessuna trattativa privata, ma una gara veloce e trasparente per un prodotto competitivo; la seconda, la qualità del test è più importante di ogni altro aspetto anche quello economico, la salute non ha prezzo. Aggiudicheremo la gara entro il 29 aprile per avere presto un unico strumento utile per tutte le regioni italiane».
Per quanto riguarda la validità dei test, in una intervista rilasciata oggi su Circo Massimo, il virologo Fabrizio Pregliasco ammonisce: «il test non può dare una patente d'immunità. Sono molto sensibili, hanno dei margini di incertezza rispetto soprattutto ai falsi positivi. In caso di positività è necessario ripetere il test e completarlo con un tampone per verificare se si sono già sviluppati gli anticorpi e se il soggetto è ancora portatore convalescente del virus e quindi contagioso». Mentre per quanto riguarda «i risultati dei cosiddetti test rapidi, hanno margini di errore che possono portare a situazioni non congrue: qui la falsa positività è ancora più evidente».

Toscana: da domani i test saranno nei laboratori

In attesa comunque del bando nazionale, le Regioni si stanno muovendo, con una situazione di grande variabilità: «Entro martedì» ha dichiarato oggi in una nota Enrico Rossi, presidente della Toscana «i 240 mila nuovi kit, ordinati da Estar, la centrale di acquisti regionale, saranno consegnati a tutti e quaranta i laboratori che effettueranno gli esami alle categorie individuate dall'ordinanza di domenica». Quantitativi che «si sommano ai 140 mila destinati ad operatori sanitari, volontariato, forze dell'ordine ed ospiti delle Rsa». In totale i «kit saranno sufficienti per almeno venti giorni, se non di più, in base al numero di esami che ogni laboratorio potrà organizzare in una giornata. La campagna sarà dunque distribuita nell'arco di almeno tre settimane. La scelta di sottoporsi all'esame, a ogni modo, è volontaria e con l'ordinanza sono state definite perimetro e priorità precise, individuando una lista di lavoratori più esposti al contatto con altre persone. Il costo del test sarà a carico del servizio sanitario regionale e in caso di esito positivo o dubbio, sarà obbligatorio sottoporsi a tampone e, nell'attesa, adottare adeguate misure di cautela e isolamento».
Per quanto riguarda le categorie che possono accedere al test, oltre a quelle già citate, «si tratta di una platea potenziale di 240 mila lavoratori: gli agenti della Polizia municipale e della Polizia provinciale, chi lavora negli esercizi commerciali e grandi strutture di vendita alimentare e chi è addetto al trasporto delle merci, i lavoratori di aziende pubbliche o private di smaltimento e raccolta dei rifiuti la cui attività implica il contatto con rifiuti potenzialmente infetti e tutta una serie di altri lavoratori che hanno contatti con il pubblico: dipendenti pubblici, dipendenti degli uffici postali, dipendenti dei servizi bancari, finanziari e assicurativi, lavoratori dei servizi a domicilio, lavoratori della editoria e della emittenza radiotelevisiva, edicolanti e librai, operatori del trasporto pubblico locale, tassisti, operatori della logistica, personale dei porti e degli aeroporti. Sono compresi anche operatori delle imprese o agenzie di onoranze funebri, il personale dei porti e degli aeroporti e i lavoratori infine del distretto cartario, che potrà essere un caso pilota di valutazione per i successivi distretti industriali toscani».

Emilia Romagna: no ad autodiagnosi, sì ad accordi aziendali

Diverse le decisioni prese giovedì scorso in Emilia Romagna, come si legge in una nota: «No ai test fai-da-te, per scongiurare il rischio di risultati non idonei, dando false certezze e innescando potenziali comportamenti a rischio se effettuati su privati cittadini al di fuori del percorso di screening regionale. Sì, invece, a campagne di screening da parte delle imprese e alla somministrazione di test ai propri dipendenti purché nel pieno rispetto dei criteri e delle modalità indicate dalla Giunta regionale». Attraverso la delibera di giovedì «la Regione implementa il percorso di screening avviato, per ampliare e garantire la tracciabilità dei test eseguiti, a partire da quelli sierologici rapidi. Saranno le stesse Aziende ed Enti del Servizio sanitario regionale a definire come somministrare e distribuire il test sierologico rapido. Il programma regionale di screening potrà allargarsi alle popolazioni delle aree dove si sono registrate le più elevate incidenze di contagio, a partire da Piacenza, Rimini e Medicina (Bo)». Mentre «i test sierologici rapidi non potranno essere effettuati su privati cittadini, né commercializzati per autodiagnosi, al di fuori del percorso di screening regionale».

Francesca Giani

TAG: FARMACISTI, FARMACISTI DIPENDENTI, FARMACISTA, COVID-19, SARS-COV-2

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