feb122015
Usa, con farmacisti in programmi ad hoc si riducono tassi di re-ricovero
Negli Stati Uniti anche i farmacisti sono spesso coinvolti in progetti innovativi volti a migliorare le cure per i pazienti e, parallelamente, a contenere i costi sanitari per la comunità. Molti di questi programmi si focalizzano, come misura di successo, sulla riduzione dei tassi di riammissione ospedaliera e, dai risultati raccolti su
American Journal of Health-System Pharmacy, gli esperimenti funzionano molto bene. Gli ospedali americani hanno iniziato a testare programmi di gestione delle dimissioni assistite da un farmacista dopo che nel 2012 i Centers for medicare and medicaid services (Cms) hanno tagliato i rimborsi a quei pazienti re-ricoverati entro 30 giorni da una diagnosi di infarto miocardico acuto, insufficienza cardiaca o polmonite. Il problema sollevato dai Cms consisteva nel fatto che circa il 20% dei loro assistiti dimessi da un ospedale costa poi 26 miliardi di dollari l'anno a causa della necessità di un nuovo ricovero, il re-ricovero si verifica quasi sempre per insufficienza cardiaca, polmonite o riposizionamento di uno stent cardiaco e dura 0,6 giorni in più rispetto alla degenza di pazienti in condizioni simili ma al primo ricovero. L'articolo pubblicato sulla rivista americana riepiloga alcuni casi di successo: al Barnes-Jewish hospital di St. Louis, per esempio, il farmacista ha agevolato la trascrizione delle prescrizioni dal letto del paziente alla dimissione, ciò ha permesso «al 34% dei degenti di medicina interna, al 25% dei malati cardiologici e al 67% dei ricoverati in ortopedia di uscire dall'ospedale già con i propri farmaci». Il Cleveland Clinic invece si è concentrato sui pazienti con insufficienza cardiaca che hanno ricevuto una consulenza pre-dimissioni e, 48 ore dopo, sono stati ricontattati telefonicamente dal farmacista per rivedere le terapie mediche. Questo approccio ha ridotto i tassi di riammissione del 2,2% e i responsabili pensano di espanderlo ai casi di polmonite e infarto miocardico. Il programma dell'Einstein medical center di Philadelphia prevedeva riconciliazione delle terapie, educazione del paziente in corso di ricovero, invio a casa del paziente corredato dei farmaci necessari, consultazione telefonica con un farmacista entro tre giorni dalle dimissioni. Questa procedura applicato ai degenti di cardiologia ha dimezzato i re-ricoveri a 30 giorni. Al Boston University Medical Center il farmacista clinico effettua consulenze telefoniche ai pazienti nei quattro giorni che seguono la dimissione dall'ospedale: progetto che ha tagliato del 30% I casi di riammissione. Naturalmente concludono gli autori dell'articolo, «prevenire la riammissione in ospedale è una questione complessa che deve essere approcciata da tutti i versanti del sistema sanitario. Tuttavia è fondamentale che i farmacisti si facciano parte attiva in questi nuovi modelli di erogazione delle cure per ottimizzare gli esiti favorevoli ai pazienti e ridurre i costi». (
E.L.)