Deprescrizione, apre ambulatorio per togliere farmaci ai cronici. Non mancano le perplessità
«Sono due anni che a Torino ci occupiamo di deprescrizione come medici di famiglia. Se dovessi esprimere un giudizio sulla sperimentazione sulla base dei soli articoli sui giornali direi che la trovo fuorviante: prescrizione e deprescrizione sono momenti legati all'alleanza terapeutica tra medico di famiglia e paziente, anche al di là delle volontà di entrambi». Parla Roberto Venesia, responsabile area farmaco Fimmg, segretario piemontese del sindacato. A Torre Pellice, l'Asl Torino 3 ha aperto un ambulatorio per la "Deprescrizione e Riconciliazione Terapeutica (DeRT)" nella casa della salute locale. Gli over 65 con più patologie che prendono più di 5 farmaci vi si recano con un familiare. All'appuntamento ci sono un medico di famiglia che lavora per l'Asl e un infermiere. Gli chiedono le medicine che prende, anche quelle non prescritte dal medico di famiglia, verificano se le assume con regolarità, se è "aderente", e se può fare a meno di qualche principio attivo. La medicina basata sulle evidenze dice che assumere oltre un certo numero di farmaci (cinque per alcuni ricercatori, sette per altri) si lega a più ricoveri del paziente - il 10% negli over 65 si deve a danno da farmaci - e a maggiore mortalità. Venesia condivide i fondamenti scientifici della sperimentazione, ma ha dubbi specie dal punto di vista pratico. «In Piemonte come équipe territoriali abbiamo avviato un progetto diffuso ed incontri sulla deprescrizione, l'obiettivo è togliere dei farmaci secondo evidenze scientifiche, a pazienti obiettivamente pluritrattati. Ai quali, beninteso, il medico già presta attenzione per monitorare eventuali reazioni avverse, quindi la deprescrizione presuppone una cultura della farmacovigilanza avviata in modo diffuso. Ma c'è un secondo problema, coincidente: stiamo parlando di pazienti cronici, per i quali la questione da verificare a monte non è l'eccessiva assunzione di farmaci, ma un'eventuale scarsa aderenza alle terapie. Un dato che è realtà nel trattamento dell'ipertensione, delle conseguenze di patologie cardiovascolari, e ancor più nella broncopneumopatia ostruttiva dove i pazienti che seguono correttamente la terapia sono meno del 20%. Insomma, innanzi tutto vanno messi in pratica sistemi per verificare un eventuale abbandono delle cure». Venesia inserisce un terzo tassello, «prima di occuparci di deprescrizione e di vigilanza sugli effetti avversi dei farmaci dobbiamo valutare se c'è aderenza e prima ancora se c'è accesso alle cure, e qui la medicina generale italiana sconta penalizzazioni. Nel diabete ad esempio se la metformina non mi stabilizza più un'emoglobina glicata, prima di passare alle insuline avrei le incretine, ma non posso prescriverle io: sono in commercio da 10 anni, ma richiedono piano terapeutico specialistico e lo specialista, mi dice il paziente, dà appuntamento a mesi. Se noi medici di famiglia in Italia fossimo abilitati a questa prescrizione abbatteremmo i tempi. In sintesi, tanto ci interessa la de-prescrizione che la Scuola di Medicina generale in Piemonte ci ha avviato un programma di formazione; ma a monte ci sono altre problematiche da gestire, con il farmacista (aderenza, vigilanza) e con il nostro personale. Ho letto che a Torre Pellice nulla si fa in disaccordo con il medico curante, ma già l'intervento di un collega-terzo attore, in un contesto "terzo", quanto è rispettoso del fatto che è il curante a fare una sintesi delle terapie in un soggetto a lui noto da anni?» Ciò, sottolinea Venesia, vale a maggior ragione nella cronicità. «Può capitare che un mio paziente abbia patologie molto specialistiche, che gli abbia salvato la vita prima un cardiologo, poi un oncologo, e ogni volta io, suo medico di famiglia, mi farò di lato. Ma più saranno gli specialisti e i principi attivi maneggiati più alla fine sarà proprio il medico curante coinvolto nel tirare le somme, nel prescrivere un farmaco o toglierne uno. E prima ancora, nel verificare l'aderenza alle terapie, nel suo studio o magari grazie anche alla farmacia territoriale vicina».
Mauro Miserendino
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