Vaccinazioni in farmacia, Assofarm: rompere schemi ordinari per disinnescare reazioni a catena
di Lara Figini
Sul tema delle vaccinazioni non è stato possibile rompere schemi del tutto insostenibili in questo periodo, il rischio è che si inneschi una reazione a catena di problemi facilmente evitabili. Il commento di Assofarm
Sul tema delle vaccinazioni in Italia non è stato possibile rompere schemi ordinari del tutto insostenibili in questo periodo drammatico e il rischio è che si inneschi reazione a catena di problemi facilmente evitabile se avessimo adottato sistemi di somministrazione del vaccino antinfluenzale più pratici e comunque sicuri. Così i vertici di Assofarm commentano le preoccupazioni levatesi da più parti riguardo le limitate disponibilità di dosi di vaccino antinfluenzale di cui saranno dotate le farmacie.
Vaccini disponibili pochi, ma troppi per la capacità somministrativa
«Un mese fa eravamo di fronte ad una situazione critica che richiedeva azioni immediate, oggi siamo di fronte ad un problema ormai evidente per il quale non abbiamo fatto abbastanza. Mentre diversi altri paesi europei hanno affrontato l'emergenza con il buonsenso e spirito pratico, noi non siamo riusciti a rompere schemi ordinari del tutto insostenibili in un periodo drammatico come questo» dice il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi. Ma problema, per le Farmacie comunali italiane, non sta solo nei volumi esigui riservati alle fasce non protette, ma nelle inefficienze distributive e soprattutto nei riverberi che tutto ciò avrà sul sistema economico e sanitario del Paese. «I vaccini attualmente disponibili per la popolazione attiva - aggiunge il segretario generale, Francesco Schito - sono certamente pochi, ma paradossalmente rischiano di essere troppi per la capacità somministrativa dei medici di medicina generale. Questi ultimi rischiano di non avere il tempo necessario per vaccinare entro i termini tecnici tutti i loro pazienti delle fasce non coperte. A pochi vaccini disponibili corrisponderanno così ancor meno persone vaccinate. Le conseguenze potrebbero essere devastanti. Medici e ospedali affollati di malati di influenza che temono di aver il Covid, un'economia ulteriormente rallentata da troppi lavoratori ammalati. Non ultima, l'ormai cronica disparità territoriale che caratterizza la maggior parte delle nostre criticità sanitarie: come ha recentemente rilevato la Fondazione Gimbe, solo 12 regioni italiane sono attualmente riuscite a dotarsi di quantitativi di dosi sufficienti alla copertura del 75% della popolazione target per età». «Temiamo insomma l'innescarsi reazione a catena di problemi - conclude Gizzi - che non possiamo permetterci e che sarebbe stata facilmente evitabile se avessimo adottato sistemi di somministrazione più pratici e comunque sicuri».
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