dic102013
Veneto: paralizzate le gare regionali dei farmaci in equivalenza
Le gare regionali dei farmaci in equivalenza, che hanno la possibilità di ottenere sconti maggiori rispetto alle gare in esclusiva, dove partecipa un solo produttore, sono in uno stato di paralisi. E la causa è l’articolo 13 bis della legge Sviluppo (la 221 del 2012), per il quale è stato autorizzato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni l’inoltro al Governo della richiesta di abolizione. La denuncia è partita da Luca Zaia, presidente del Veneto, e da Luca Coletto, assessore alla sanità nonché coordinatore della commissione Salute, che ha scritto al presidente della Conferenza dei governatori, Vasco Errani, segnalando la situazione e chiedendo un intervento. Secondo la legge, infatti, «nell'adottare eventuali decisioni basate sull'equivalenza terapeutica tra medicinali contenenti differenti principi attivi, le Regioni si devono attenere alle motivate e documentate valutazioni espresse dall'Agenzia italiana del farmaco». Con buona pace del federalismo e dell’autonomia decisionale delle Regioni. Ma soprattutto con «effetti nefasti» sulle gare regionali per l’acquisto di farmaci e di conseguenza sugli sconti ottenibili. «Appellandosi al fatto che solo l’Aifa può decidere in merito alle equivalenze terapeutiche» denunciano Zaia e Coletto «le aziende farmaceutiche ricorrono ai Tar e le loro pronunce giurisprudenziali stanno annullando numerose gare regionali». Le motivazioni addotte dai tribunali sono infatti che «compete allo Stato la valutazione in merito all’equivalenza dei diversi principi attivi, non potendo le singole Regioni decidere autonomamente nel merito». Insomma un «confusionario guazzabuglio romano». Anche perché la norma, come segnalato dal Sole 24 ore, «non spiega se è necessario chiedere il parere dell’Aifa prima di ogni gara, con quale procedura e con quali tempi l'Aifa deve rispondere. E non risultano attività classificatorie aggiuntive in corso da parte dell'Agenzia italiana del farmaco». La soluzione per Zaia e Coletto è una sola: l’articolo - «un meccanismo che ci farà spendere di più per acquistare le nostre medicine», «in palese contrasto con le disposizioni vigenti in materia di contenimento della spesa pubblica» e che rischia di «allungare i tempi della messa a disposizione dei farmaci» - «va semplicemente abolito al più presto, lasciandoci operare come prima». Perché, oltretutto, non si capisce secondo quale ratio le Regioni possano «attivare gare in concorrenza su tutti i restanti beni sanitari, tra cui anche i dispositivi medici». Ora «la Conferenza ha autorizzato la richiesta al Governo di abolizione dell’articolo 13 bis» della legge Sviluppo: «attendiamo che il buon senso prevalga», concludono Zaia e Coletto, e «l’unico modo intelligente che esiste» di risolvere la questione è «far sì che si possano acquistare i farmaci al minor costo possibile a parità di efficacia».
Francesca Giani