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Nutrizione

28 Febbraio 2019

Zoonosi, alimenti crudi e poco cotti a rischio di Norovirus


Il numero dei casi di zoonosi alimentari è in aumento, sia perché sono patologie sempre meglio diagnosticate ma anche perché abitudini e stili di vita, il maggior consumo di alimenti crudi o poco trattati e l'aumento delle persone sensibili hanno alzato il rischio di contagio e quindi i casi di malattia.
Accanto alle più spesso diagnosticate campilobatteriosi, listeriosi e salmonellosi, la zoonosi da Norovirus è forse quella di cui mediaticamente si parla meno.
Il Norovirus è un virus a singolo filamento di RNA, conosciuto inizialmente col nome di virus di Norwalk, città dell'Ohio da cui ebbe origine una vasta epidemia di gastroenterite nel 1968. Oggi la diagnosi di gastroenterite da Norovirus è facilitata dalla maggior disponibilità di test rapidi per la ricerca da campioni biologici dei tre genogruppi che lo rappresentano: GI, GII e GIV infetti per l'uomo e suddivisi in più di 30 genotipi.

In Italia le contaminazioni di batteri patogeni sono fra le allerte alimentari più diffuse. Anche l'infezione da Norovirus si rivela con i sintomi comuni delle gastroenteriti e cioè nausea, vomito - soprattutto nei bambini - diarrea acquosa, crampi addominali ed insorge 1 o 2 giorni dopo l'ingestione di cibo contaminato. Normalmente, l'unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea. La disidratazione può rappresentare una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i soggetti con precario equilibrio metabolico o cardiocircolatorio, e deve quindi richiedere maggiori attenzioni mediche (Epicentro).

Norovirus è un virus enterico a trasmissione oro fecale. L'uomo è il principale serbatoio di infezione. Attraverso la contaminazione delle acque il virus può facilmente infettare gli alimenti come bevande, frutti, soprattutto fragole o frutti di bosco in generale, verdura e frutti di mare, come mitili e ostriche, che più facilmente vengono consumati crudi o poco cotti, oltre a insalate, erbe e spezie. In Italia i casi più gravi sono stati segnalati proprio in conseguenza al consumo di molluschi bivalvi crudi.

È però sensibile al calore, quindi la cottura - nel caso sia possibile - lo inattiva rendo sicuro il consumo. È bene rispettare le norme igieniche di base, lavando accuratamente frutta e verdura (soprattutto se consumate dai soggetti delle categorie più esposte). Particolare attenzione va posta nell'acquisto di molluschi bivalvi vivi: che siano di sicura origine (controllare sempre che vi sia un'etichetta sulla confezione con le indicazioni di provenienza) e cotti, avendo la precauzione di proseguire la cottura fino a 5 minuti oltre l'apertura delle valve.

Francesca De Vecchi

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