politica
23 Gennaio 2024 Novità in ambito pensionistico Inps che incidono sui lavoratori dipendenti. Ad accendere il dibattito del momento è la stabilità del sistema previdenziale e tra le proposte, c’è anche quella di un bonus per restare più a lungo al lavoro
Dai ritocchi a quota 103 alla pace contributiva, sono molte le novità in ambito pensionistico Inps che incidono sui lavoratori dipendenti. Intanto, ad accendere il dibattito del momento è la stabilità del sistema previdenziale, alla luce delle sfide della transizione demografica. Tra le proposte, c’è anche quella di un bonus per restare più a lungo al lavoro.
Pensioni, preoccupa la crescita della spesa. Si punta a stringere su uscite anticipate
L’ultimo monito in ambito pensionistico arriva dal rapporto Ocse: “in Italia le pensioni rappresentano una quota cospicua della spesa complessiva. Nel breve periodo tale spesa potrebbe essere contenuta eliminando gradualmente i regimi di pensionamento anticipato. Nel breve termine, sarebbe opportuno mantenere la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un’imposta sulle pensioni elevate, che non siano correlate ai contributi pensionistici versati. Il contributo di solidarietà potrebbe essere mantenuto finché il reddito relativo dei pensionati sarà allineato alla media dell’Ocse”. Obiettivo di tali proposte è, sostanzialmente, quello di “abbassare il rapporto Pil- debito pubblico, che altrimenti potrebbe rischiare di rendere l’Italia sempre più vulnerabile agli shock di bilancio, con conseguente ulteriore incremento del premio di rischio sul debito pubblico”.
La preoccupazione per la tenuta del sistema pensionistico, d’altra parte, è stata espressa in più occasioni e a fare una ulteriore riflessione sul tema è anche l’XI Rapporto del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentato dal presidente Alberto Brambilla alla Camera a metà gennaio: le sfide dei prossimi anni per l’Italia sono rappresentate principalmente dall’esaurirsi del pensionamento dei baby boomers (la generazione dei nati tra il 1946 e il 1964 nel periodo del boom delle nascite) e il declino del tasso di natalità. Il sistema previdenziale sostanzialmente regge, come dimostra il miglioramento del rapporto attivi-pensionati, e anche per il futuro, ma occorre prestare attenzione soprattutto ai “troppi canali di uscita anticipati”. E tra le proposte c’è anche quella di un “un superbonus per quanti scelgono di restare al lavoro fino a 71 anni rispetto all’attuale limite di pensionamento per vecchiaia di 67 anni fissato dalla legge Fornero”.
Manovra 2024: ritocchi a quota 103 e nuovi interventi
Non stupisce, alla luce di queste criticità, la stretta sui canali di pensionamento anticipato contenuta nella Manovra 2024 ed evidente anche dalla stima della platea dei beneficiari delle misure attive, che, per esempio, per quota 103, opzione donna e Ape sociale, nel complesso, vengono stimati in 31.2 mila - contro i 60 mila che erano stati indicati per il 2023. Una delle novità previste riguarda proprio un ritocco a quota 103. Nel 2024 vengono confermati i requisiti di accesso (62 anni di età e 41 di contributi), ma l’assegno viene ricalcolato per intero con il metodo contributivo, anche per la parte di anzianità che fino a fine anno era stata calcolata con il metodo retributivo, con conseguente riduzione permanente dell’importo per la maggior parte dei pensionandi. Viene inoltre introdotto un tetto massimo dell’assegno, fissato a circa 2.250 euro mensili. Stretta poi alle cosiddette finestre mobili per l’uscita, che – una volta raggiunti i contributi necessari - passano dagli attuali 3 mesi a 7 per i lavoratori privati e dagli attuali 6 mesi a 9 per quelli pubblici. Secondo le stime il nuovo meccanismo consentirà la pensione anticipata a 17 mila persone nel 2024. Tra le altre misure viene poi confermata l’Ape sociale, anche se sale il requisito (63 anni e 5 mesi). Anche Opzione donna subisce una nuova stretta: l’età minima si innalza da 60 a 61 anni, con uno sconto di un anno per figlio fino a un massimo di due. Ma anche i requisiti restano particolarmente stretti.
Torna la cosiddetta pace contribuiva per coprire i vuoti contributivi e le carriere discontinue
Una novità della Manovra è poi la cosiddetta pace contributiva, un istituto che era stato introdotto nel 2019 e che ora viene nuovamente previsto in via sperimentale per il 2024 e il 2025. Attraverso questo meccanismo, è possibile riscattare periodi di aspettativa e/o inoccupazione, ma anche i mesi trascorsi tra un lavoro e un altro o i periodi di studio non riscattabili attraverso il riscatto di laurea. L’agevolazione permette di riscattare fino a un massimo di 5 anni non coperti da retribuzione, da obblighi contributivi o anche da contribuzione figurativa, che non devono essere necessariamente continuativi. Il periodo che sarà possibile coprire grazie alla pace contributiva è quello compreso tra il 1° gennaio 1996 e il 31 dicembre 2023. La pace contributiva può essere quindi fruita dai lavoratori privi di contributi al 31 dicembre 1995, vale a dire i “contributivi puri”. È a totale carico del lavoratore.
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