Politica e Sanità
16 Novembre 2011Secondo il direttore generale Sanità della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, per ora la logica del pagamento a prestazione (DRG) non può esseresoppiantata, anche perch� non ci sono proposte migliori. "Si parla tanto di DRG, ma qual è l''alternativa?", si è chiesto in un convegno organizzato dalla Uil per fare il punto sullo stato della sanità lombarda dopo il caso Santa Rita. Unica certezza, ribadisce, all''indomani delle ultime inchieste sui presunti rimborsi gonfiati da cliniche lombarde, è che non può essere messo sotto accusa il sistema dei controlli. "In Lombardia - spiega - da tempo i controlli sono mirati, vista la mole di dati a nostra disposizione, e non casuali", come invece previsto dalle normative nazionali. La Regione, assicura Lucchina, fa del suo meglio, anche se "è impossibile controllare 170 milioni di prestazioni". "L''obiettivo è migliorare il sistema - ha sottolineato - L''esperienza lombarda che è più avanzata ha posto un problema di coerenza e valutazione clinica che interessa tutti, pubblici e privati. Noi da anni cerchiamo più omogeneità". Parità di condizioni fra pubblico e privato, a cominciare dall''IRAP che viene pagata "dalle aziende pubbliche all''8,25%. Mentre il privato paga la metà", osserva. Altra questione è quella delle prestazioni sanitarie minime garantite dal servizio pubblico, ma non sempre da quello privato in quanto meno remunerative. A sottolinearlo è il segretario generale Uil Milano e Lombardia, Walter Galbusera: "Si tratta di rendere compatibile la crescita dell''attività privata con un servizio pubblico che gode di condizioni di pari livello e che non è costretto a servizi che costano molto di più, mentre il privato si limita a fare le prestazioni e i servizi più remunerati". Le regole vanno riaggiornate, ribadisce Lucchina, ma non è così facile: "La Lombardia deve attenersi alle norme nazionali e negli ultimi tre anni i provvedimenti sono stati dettati soprattutto dai buchi di Lazio e Campania".
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