Disturbi gastroesofagei, Sifac: indagine consolida ruolo del farmacista clinico
La Società italiana di farmacia clinica (Sifac) ha presentato a FarmacistaPiù i risultati di alcuni dei suoi studi effettuati in farmacie omogeneamente distribuite sul territorio italiano. Il più significativo per la pratica quotidiana ha riguardato i disturbi gastroesofagei nella popolazione adulta; Farmacista33 ne ha discusso i punti di forza con Aurelia Capuani che lo ha coordinato. Illustrando i risultati, Capuani si è detta «veramente soddisfatta di questa indagine che ci ha permesso di raccogliere ben 1020 schede validate, un numero sufficiente per adeguate valutazioni statistiche, alcune delle quali sono tutt'ora in corso presso il dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell'università Alma Mater di Bologna». Ciò significa che i questionari, distribuiti alle farmacie partecipanti, erano ben strutturati e «infatti» continua la dottoressa «hanno incontrato il consenso dei pazienti, un successo del team multidisciplinare che li ha elaborati, composto da farmacisti clinici, medici specialisti e ingegneri biomedici». L'indagine ha riguardato soggetti adulti, con almeno un disturbo gastroesofageo che fosse presente da almeno tre mesi; per mettere a loro agio i pazienti è stato garantito loro l'anonimato e la compilazione del questionario insieme al farmacista si è svolta in un'area riservata della farmacia. Tutto pianificato per favorire l'incontro farmacista-paziente «Sì perché lo scopo era di intercettare tutta quella fascia di popolazione che non si rivolge al medico di medicina generale» ci ha spiegato Capuani «e, infatti, il 38% del nostro campione pur soffrendo di disturbi gastroesofagei, non si era mai recato dal suo curante per discuterne. Il nostro questionario era composto da due parti: la prima, generale, volta a raccoglierei dati anagrafici, le terapie in corso e lo stile di vita prevalente, la seconda centrata sul disturbi accusati, i sintomi prevalenti e i rimedi autoprescritti per alleviarli». E proprio il rapporto con l'automedicazione per i problemi gastroesofagei, che sono disturbi funzionali, cioè minori non legati a un danno organico, conferma la centralità del farmacista, «perché» ha concluso Capuani «il paziente ricorre moltissimo all'autocura, con farmaci da banco o fitoterapici, ma nel 22% dei casi non è per niente soddisfatto dei risultati. L'intervista con il questionario strutturato, invece, ha permesso al paziente di discutere apertamente sintomi e necessità facendo emergere il bisogno del consiglio professionale del farmacista, sia per il corretto inquadramento del disturbo sia per la successiva terapia».
Elisabetta Lucchesini
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A cura di Angelo Siviero (Farmacista esperto in fitoterapia e galenica)