Politica e Sanità
11 Febbraio 2016Il caso segnalato da Striscia la notizia della farmacia comunale di Garbagnate Milanese dove il magazziniere timbrava ricette, dava consigli posologici, parlava di principi farmaceutici e dosaggi, rilancia la discussione sul tema dell'abusivismo professionale e se i non titolari di Conasfa invocano un intervento della Fofi, la replica di Andrea Mandelli è tempestiva e rivendica la presa di posizione dell'Ordine milanese. L'amministratore unico della Asm, la società che (insieme ad altri servizi) gestisce i tre esercizi farmaceutici comunali aperti nella cittadina lombarda, ha, peraltro, ammesso che la situazione sia effettivamente fuori legge, ma ciò non toglie, sottolinea Conasfa che se gli illeciti si fossero «verificati nelle farmacie Asm, la Fofi dovrebbe richiedere le dimissioni dell'amministratore Asm e del Sindaco del Comune, che in quanto titolare delle farmacie deve tutelare il diritto alla salute del cittadino».
«La competenza su eventuali procedimenti disciplinari è dell'Ordine provinciale cui è iscritto il professionista e non della Federazione, che ha altri compiti» precisa dal canto suo Mandelli. «Detto questo, come presidente dell'Ordine di Milano ho già provveduto a convocare i responsabili delle farmacie in cui si presume si siano svolti i fatti illustrati dal servizio televisivo. Contestualmente abbiamo avvertito le autorità di vigilanza preposte». Come è noto, gli Ordini non hanno potere di indagine né possono agire verso persone diverse dai professionisti iscritti all'Albo.
«Peraltro - aggiunge Mandelli - non posso che condividere il disappunto e le preoccupazioni dei colleghi di fronte a questi episodi: la Federazione ha costantemente richiamato la necessità di non concedere mai spazio a nessuna forma di abuso della professione. Invito tutti i colleghi ad allertare il presidente del loro Ordine di fronte a qualsiasi forma di abuso professionale: siamo sempre a loro disposizione». Una piaga, quella dell'abusivismo professionale, che in forma di emendamento sarà affrontata all'interno del Ddl Concorrenza. Se le nuove norme venissero accolte, sarebbe prevista, per chi commette l'illecito, sia una pena detentiva fino a due anni di reclusione, sia una multa il cui limite massimo sarà di 50 mila euro.
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