Politica e Sanità
20 Giugno 2016«Siamo pronti per la fase 2 nel trattamento dei pazienti affetti da epatite C con i farmaci di nuova generazione; già a partire dal secondo semestre di quest'anno e nel corso del 2017 si allargheranno i criteri di prescrivibilità». Lo afferma Antonio Gasbarrini, ordinario di Gastroenterologia all'Università Cattolica di Roma, intervenuto la scorsa settimana al sesto Workshop di economia e farmaci in epatologia (WEF-E 2016), che ha riunito i massimi esperti sul tema.
Gli antivirali ad azione diretta sono disponibili da poco più di un anno e inizialmente i costi erano estremamente elevati. «L'Aifa ha fatto degli accordi intelligenti - sostiene Gasbarrini - che hanno legato il prezzo dei farmaci al numero dei trattamenti effettuati, secondo curve volume-prezzo che sono state secretate, attirandosi alcune critiche. Ma questo ha permesso di pagare non 50 mila euro per ogni ciclo di trattamento, ma meno della metà: sembra che il prezzo vero oscilli tra i 18 e i 25 mila euro». È stato così possibile trattare moltissimi pazienti: «Circa 50 mila - conferma Gasbarrini - naturalmente quelli più gravi, come i trapiantati e i cirrotici avanzati; un dato confortante e uniforme sul territorio nazionale: nelle diverse Regioni il numero di trattamenti per milione di abitanti è molto simile».
E ora quali scenari si aprono? Prima di tutto arriveranno due nuovi farmaci, già approvati dall'Agenzia europea per i medicinali e questo spingerà i prezzi al ribasso, rendendo più agevole il passaggio alla fase 2 di cui parla Gasbarrini: «stiamo andando verso l'esaurimento dei pazienti veramente gravi, ma ce ne sono moltissimi con fibrosi F2, con malattie lievi-moderate che tendono a evolvere; è chiaro che di fronte a una malattia che nel 30% dei casi porta a cirrosi e nel 5-10% a tumori del fegato, non possono esserci dubbi». E i costi elevati delle cure si trasformano ben presto in risparmi. Ne è consapevole anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «l'epatite ci è costata un miliardo di euro fino a oggi e ci costerà ancora per trattare, spero, il doppio o il triplo dei pazienti. Ma quanto abbiamo risparmiato in termini di trapianti e altre cure?».
Renato Torlaschi
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