Politica e Sanità
06 Dicembre 2017Dati sanitari messi a disposizione delle multinazionali senza l'autorizzazione della persona interessata a scopi di ricerca scientifica o statistici. Ad autorizzarlo una legge già approvata e che entrerà in vigore tra pochi giorni, il 12 dicembre: la legge europea 20 novembre 2017 n. 167. Con questo testo l'Italia recepisce gli obblighi comunitari e anticipa il regolamento europeo Gdpr (General data protection regulation) previsto per il mese di maggio del prossimo anno e che è relativo alla protezione delle persone fisiche e al trattamento e libera circolazione dei dati personali. È stata la stessa Commissione europea a dichiarare che il regolamento risponde all'esigenza di dare certezza giuridica, armonizzare e rendere più semplici le normative relative al trasferimento dei dati personali dei cittadini dell'Unione, anche al di fuori dall'Europa. Da un lato, le nuove norme vanno incontro alle esigenze dei ricercatori, favorendo lo scambio e la libera circolazione dei dati e superando le attuali limitazioni del quadro attuale che è molto tutelante per il cittadino e quindi può essere ritenuto eccessivamente restrittivo.
Il nuovo Regolamento elenca alcune condizioni in cui il consenso informato non è obbligatorio: per motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica ma anche per fini di ricerca scientifica. L'attuale legge, se da un lato necessariamente recepisce il Regolamento europeo, desta perplessità sia per l'anticipo con cui entra in vigore (da alcuni esperti definito eccessivo e frettoloso) sia per la sua permissività e genericità. In particolare, è stata criticata la formulazione dell'articolo 110 bis, secondo cui il Garante può autorizzare, a scopi statistici o di ricerca, «il riutilizzo dei dati, anche sensibili, ad esclusione di quelli genetici, a condizione che siano adottate forme preventive di minimizzazione e di anonimizzazione dei dati ritenute idonee alla tutela degli interessati». Viene qui a cadere l'attuale necessità di ottenere il consenso scritto dell'interessato, mentre resta poco chiaro quale soggetto debba procedere all'anonimizzazione, prima della quale, evidentemente, i dati sarebbero disponibili in chiaro. In un commento, comparso oggi sulla stampa nazionale, Antonello Soro presidente dell'Autorità Garante per la privacy, afferma: «Sembra che la norma preveda un sistema di garanzie che, se correttamente utilizzate, possono conciliare la ricerca scientifica e il diritto alla privacy». E ricorda che l'ordinamento italiano ed europeo pone delle condizioni per il via libera preventivo del garante alla consegna dei dati delle cure dei pazienti: «Devono dimostrare la sussistenza di adeguate misure capaci di assicurare che il dato sia davvero anonimo».
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