Le conclusioni dellAvvocatura Generale tracciano una linea che difficilmente potrà essere trascurata anche negli sviluppi futuri dellarmonizzazione della tutela della salute
Nelle conclusioni dellAvvocato Generale della Corte di Giustizia europea si coglie qualcosa di profondamente innovativo in fatto di rapporti tra liniziativa comunitaria e lorganizzazione della sanità nellUnione. E un elemento culturale fondamentale dice il vicepresidente della FOFI, Andrea Mandelli soprattutto in vista del fatto che su alcune materie, compresa lorganizzazione del servizio farmaceutico, si dovrà andare a unarmonizzazione. Il fatto che lAvvocato Generale abbia ricordato le ragioni alla base della scelta di riservare la titolarità al farmacista appare un precedente fondamentale. Scelta della riserva della titolarità che, ricorda ancora Mandelli, è prevalente tra gli stati membri: Spesso si è sentito dire che la scelta italiana era un anacronismo, un residuo che teneva lontano il paese dallEuropa, ma così non è. Inoltre, lo schema italiano, secondo lAvvocato Generale, si applica in modo non discriminatorio, è giustificato da un motivo legittimo o da una ragione imperativa di interesse pubblico, e non è eccessivo rispetto allo scopo, cioè non pone restrizioni inutili alla libertà di stabilimento prevista dal Trattato europeo. Del resto, uscendo dalle ragioni legali, laddove si va incontro a una liberalizzazione di mercato è proprio lorganizzazione del servizio (e laccesso dei cittadini al farmaco) a essere compromesso. Lesempio della Norvegia è lì a dimostrarlo. In quel paese il passaggio da un sistema di vincoli sulla titolarità e di pianta organica a una completa liberalizzazione ha fatto sì che la quasi totalità delle farmacie diventasse proprietà di pochissimi operatori, che aumentassero le farmacie nei centri più ricchi e che, in compenso, non un solo comune che era privo di farmacia vedesse lapertura di un nuovo esercizio. Al contrario, applicare una programmazione avrebbe consentito di presidiare le aree prive di farmacie. Peraltro, anche in Italia molto si può ancora fare: Se vogliamo davvero favorire laccesso alla professione conclude Mandelli prima di mettere mano alla regolamentazione, occorre fare i concorsi per le sedi vacanti, sfruttare fino in fondo le possibilità che il sistema offre. E su questo fronte non è da oggi che la FOFI è impegnata.
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