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Politica e Sanità

15 Novembre 2011

Pillola abortiva? Se ne riparla


Pare sicuro che il produttore della RU486, Exelgyn Laboratoires, chiederà il 7 novembre l’autorizzazione anche in Italia, con la procedura del mutuo riconoscimento. E, come puntualmente accade con questo farmaco, è polemica  


Per una volta, non si comincia con i commenti politici, ma con quelli tecnici. Introdurre anche in Italia la pillola abortiva Ru486 "significherebbe disciplinarne l''uso che, comunque, esiste già nel nostro Paese attraverso l''importazione dai molti Stati europei in cui il medicinale è già commercializzato" ha detto Silvio Garattini, direttore dell''Istituto di ricerche farmacologiche ''Mario Negri'' di Milano, commentando la notizia. "Non credo � ha detto Garattini - ci saranno problemi per l''ottenimento del ''via libera'' alla Ru486. In fondo l''aborto è una pratica legale in Italia e si tratta solamente di disciplinare l''utilizzo della pillola. Un prodotto già presente in molti Paesi, e che come tutti i farmaci approvati è sicuro, ma può avere i suoi effetti indesiderati. Ma - ripete - questo vale per tutti i medicinali disponibili sul mercato. La valutazione globale della Ru486 è comunque positiva". In Italia, dall''inizio della prima sperimentazione all''ospedale S.Anna di Torino nel settembre del 2005, oltre 1.500 donne hanno potuto utilizzare la RU486 in sei Regioni: 132 nel 2005 (Piemonte e Toscana), 1.151 nel 2006 (Piemonte, Trento, Emilia Romagna, Toscana e Marche) e centinaia nel 2007 (Trento, Emilia Romagna, Toscana e Puglia). Sono i dati forniti dal ginecologo Silvio Viale, fra i primi sperimentatori del farmaco. 
"Nella gran parte dei casi � ha sottolineato  Viale in una nota - le donne non sono rimaste in ospedale tra la somministrazione della prima dose di medicinale e la seconda, che avviene due giorni dopo, e in generale non si sono verificate complicazioni rilevanti. Secondo la relazione sulla legge 194 che regola l''aborto presentata dal ministro della Salute, Livia Turco, al Parlamento, lo 0,9% delle interruzioni volontarie di gravidanza in Italia è stato eseguito con la Ru486, ma se si considerano solo le Regioni coinvolte la percentuale sale al 3,3%. In realtà, in tutti gli ospedali dove era proposta, la percentuale di IVG praticate con la Ru486 sale a oltre il 10%. Si può, quindi, dichiarare conclusa un''impropria fase sperimentale italiana e occorre predisporre l''introduzione della pillola abortiva nella pratica clinica ordinaria su tutto il territorio nazionale".


Quanto alla politica, il primo intervento è stato di Luca Volontè, capogruppo UDC alla Camera. "La diffusione della pillola RU486 nel mercato italiano va scongiurata in tutti i modi” ha detto “La''kill pill'' mette in crisi le garanzie sanitarie offerte alla donna nella legge 194, e non ha fatto altro che promuovere l''aborto a domicilio in tutti i Paesi nei quali è stata introdotta".  "In Francia, dove la Ru486 è una triste realtà - ricorda - il 20% delle donne che la usa non torna alla visita di controllo: in Italia sarebbe il trionfo degli aborti fai-da-te, con una pillola che,è dimostrato, ha un tasso di mortalità dieci volte più alto dell''intervento chirurgico. Chi in Italia sta cavalcando le ragioni della azienda produttrice Exelgyn, promuovendo l''arrivo della Ru486, ha un solo obiettivo: smontare la legge 194 svuotandola dal suo interno, noncurante della vita delle donne e della legge. Non è un caso che, sempre in Francia, dopo l''ingresso della pillola della morte sul mercato, la normativa sia stata cambiata". Di ben altro avviso Erminia Emprin Gilardini senatrice di Rifondazione Comunista e componente della Commissione Sanità. Secondo Emporin è una notizia positiva "che almeno metterà fine alla pratica, diffusa tra molte italiane, di superare i confini nazionali per ottenere la pillola abortiva

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