Politica e Sanità
16 Novembre 2011La malattia parassitaria è in rapido e costante aumento su tutto il territorio nazionale sia nell''uomo che nel cane. Nelle decadi 1960-80 - afferma Luigi Gradoni dirigente di ricerca Reparto di Malattie trasmesse da vettori e sanità internazionale dell''Istituto Superiore di Sanità - i casi di leishmaniosi viscerale umana erano ridotti ad alcune decine. Dalla fine degli anni ''80 è ripreso invece un aumento lento e graduale della loro incidenza, fino a un nuovo picco superiore ai 200 casi, 1/3 dei quali in età pediatrica, registrato in questi primi anni 2000''''. Ma se l''uomo è più resistente alla malattia, la vera strage si registra tra i cani che di leishmaniosi possono anche morire. Dai dati della LeishMap, il network scientifico per il monitoraggio e la mappatura della leishmaniosi canina nel Nord Italia è emerso che i focolai d''infezione oggi si collocano uniformemente in tutte le aree costiere, collinari e pedemontane della penisola. Le regioni più colpite - continua Michele Maroli del dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell''ISS - sono quelle della costa tirrenica, del basso Adriatico e le isole maggiori dove il tasso di infezione canina è di norma superiore al 15% con microfocolai che superano il 40% nell''area napoletana e raggiungono il 60% nel catanese. Minore il rischio di sieropositività nelle regioni centrali e interne (5-14%) e ancora più nel nord Italia (2-4%). Le uniche aree attualmente non endemiche sono i centri urbani delle città medie e grandi, la pianura padana e i rilievi montuosi sopra i 400-800 metri.
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