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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

Biologici poco conosciuti


Per più di uno specialista su tre, non è chiara la differenza tra farmaci biosimilari ed equivalenti non è chiara, nonostante il 90% degli oncologi e l''85% dei nefrologi utilizzi farmaci biologici per i propri pazienti. Questo rivela un’indagine condotta nel Lazio

E'' quanto emerge da un''indagine presentata a Roma in occasione del workshop regionale “Farmaci biotech e farmaci biosimilari, specialisti a confronto”, organizzato all''Istituto Regina Elena e promosso dall''Associazione degli oncologi medici italiani (Aiom), dalla Società italiana di nefrologia (Sin) e dalla Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo). Dal sondaggio, condotto tra 80 oncologi e 40 nefrologi del Lazio, emerge che alla domanda se i biosimilari siano identici rispetto al farmaco originale, così come accade per gli equivalenti, gli oncologi non sanno rispondere (20%) o rispondono sì (14%). Se viene loro chiesto se “la dimostrazione di bioequivalenza è sufficiente a qualificare un biosimilare?”, i nefrologi laziali che sostengono di sì, sbagliando, sono il 6%. Sommati a un 29% che non sa pronunciarsi in merito, si arriva a un 35% complessivo di risposte errate o non date. "Dovrebbe essere chiaro a tutti - afferma Francesco Cognetti, direttore dell''Oncologia medica A dell''istituto romano - che mentre l''equivalenza  relativamente di facile dimostrazione per un normale farmaco chimico di sintesi, non lo è per un farmaco originato da materiale vivente e che quindi per sua stessa natura può subire piccole modifiche, specie nel processo di produzione, che possono portare a grandi problemi, anche immunologici per i pazienti, o comunque a una diversa azione. Non abbiamo ancora strumenti sofisticati che ci permettano di valutare l''effettiva equivalenza di prodotti biotech, simili ma non uguali all''originale. Ne deriva - conclude l''esperto - che è necessaria la massima farmacovigilanza". Va ricordato comunque che la legislazione europea, la prima apparsa in materia, prevede per i biosimilari un iter di registrazione uguale a quello dei farmaci originatori. E’ uno dei pochi aspetti in cui il Vecchio Continente ha preceduto gli Stati Uniti.

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