Hiv, ok dell’Ema a farmaci antiretrovirali come profilassi
Via libera anche in Europa all'uso dei farmaci antiretrovirali per la prevenzione, e non solo per la cura, dell'Aids. Lo ha deciso il comitato Chmp dell'Ema, l'Agenzia regolatoria europea, che ora passa la 'pratica' alla Commissione Europea per l'adozione formale. Il comitato ha esaminato la richiesta di estensione dell'indicazione per Truvada, una terapia già usata per i sieropositivi, che in diversi studi si è rivelata in grado di abbassare notevolmente il contagio per persone non infette ma in gruppi a rischio, usata quindi come profilassi pre esposizione, o Prep. In particolare sono stati condotti studi sia su omosessuali o transgender che hanno comportamenti a rischio che su eterosessuali che hanno un partner fisso sieropositivo. Proprio queste ricerche sono citate dall'Agenzia, che ha quindi dato il via libera all'uso della Prep in Europa, mentre negli Usa sono già in corso alcuni progetti che prevedono la somministrazione agli omosessuali, e anche alcuni Paesi africani hanno dichiarato di voler adottare la profilassi, ad esempio nel caso di coppie in cui uno dei partner è, appunto, sieropositivo. «Una volta che sarà garantita l'estensione - si legge nel comunicato dell'Ema -, ogni Stato membro potrà prendere una decisione sul prezzo e il rimborso, basata sul potenziale ruolo di questo farmaco nel contesto dei sistemi sanitari nazionali». Ma non più tardi di ieri, è stato sottolineato in un rapporto presentato da Medici senza frontiere nel corso della Conferenza internazionale sull'Aids, come i nuovi farmaci anti-Hiv di ultima generazione, ovvero quelli necessari in caso di fallimento delle terapie tradizionali, siano troppo costosi. D'accordo, anche Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità, che dalla conferenza fa sapere come «il rischio è che oltre due milioni di pazienti che ne avrebbero bisogno, principalmente nei Paesi più poveri, non vi abbiano accesso». Da Durban, dove partecipa ai lavori della Conferenza internazionale sull'Aids, Vella invita dunque a non abbassare la guardia, sottolineando come gli ultimi dati dimostrino che le nuove infezioni sono in aumento in tutto il mondo. A fronte di tale quadro, uno dei maggiori problemi sia, oggi, proprio l'accesso alle cure. Attualmente, precisa, «sono in trattamento 17 mln di malati con farmaci antiretrovirali, su un totale di circa 35 mln di hiv-positivi nel mondo. Molto spesso, però, nei Paesi poveri i malati non riescono a mantenere l'aderenza al trattamento e c'è anche un problema di mancato monitoraggio della terapia. Molte volte quindi le cure falliscono e vari pazienti finiscono per diventare resistenti al farmaco. Avrebbero pertanto bisogno dei nuovi farmaci di seconda linea. Ma se in Occidente il 30% dei pazienti 'falliti' vengono trattati con tali farmaci, il cui costo è in genere coperto dai servizi sanitari, nei Pvs almeno 2 mln di malati rischiano di non avere accesso ai farmaci di ultima generazione a causa dei costi».
Rossella Gemma
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