Politica e Sanità

16 Novembre 2011

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Il trattamento prolungato del diabete con rosiglitazone non aumenta il rischio cardiovascolare rispetto alle altre terapie orali più usate. Lo conferma lo studio RECORD, presentato al convegno annuale dell''American Diabetes Association e pubblicato su Lancet e sostenuto da GlaxoSmithKline (Gsk). La ricerca ha coinvolto 4.447 malati di diabete ed è iniziata nel 2001 e ha rilevato, fa sapere l’azienda, tassi di ricoveri e morte per malattie cardiovascolari nei diabetici trattati per anni con rosiglitazone sovrapponibili a quelli osservati dopo trattamento con metformina e sulfanilurea. Gli autori hanno monitorato per oltre 5 anni i pazienti arruolati suddivisi a caso in due gruppi e non sono emerse differenze significative per mortalità e ricoveri legati a patologie cardiovascolari come infarto, insufficienza cardiaca congestizia e ictus: questi eventi sono stati registrati nel 14,5% dei pazienti in entrambi i bracci di terapia (321 casi nel gruppo rosiglitazone, 323 nel gruppo di controllo). "I risultati di questo studio offrono una robustissima evidenza della sicurezza cardiovascolare di rosiglitazone", commenta Philip D. Home, docente alla Newcastle University e coordinatore di RECORD. Una speranza per i malati di diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente) e un nuovo riscatto per il farmaco targato Gsk, accusato nell''estate 2007 da due cardiologi americani di moltiplicare il rischio di infarto.