Politica e Sanità
16 Novembre 2011Nuovi dati, emersi dallo studio di fase III Clarity, indicano che la cladribina riduce del 58% le ricadute della sclerosi multipla e rallenta l''avanzamento dell''invalidità. I risultati sono stati confermati anche dal monitoraggio attraverso risonanza magnetica (Mri), che ha mostrato una riduzione dell''80% delle lesioni cerebrali, e dall''osservazione clinica dei pazienti sottoposti alla terapia da cui emerge un calo degli attacchi pari all''85%. Questi dati hanno suggerito a Merck Serono, azienda produttrice, divisione di Merck KgaA, di sottoporre il farmaco a somministrazione orale alla Food and Drug Administration e allEMEA, richiedendo l''autorizzazione con procedura d''urgenza. Cladribina, spiega Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia dell''ospedale San Raffaele di Milano, "agisce in modo selettivo sui linfociti generando un''immunomodulazione mirata e duratura. L''effetto è doppio rispetto agli interferoni". Nel breve termine (due anni), ribadisce lo specialista, non sono emersi significativi effetti collaterali, a parte un lieve rialzo degli enzimi epatici e un aumento di rinofaringiti, ma le indagini vanno avanti. Una delle possibilità che i ricercatori vogliono escludere è laumento del rischio di tumori cutanei.
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