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Farmaci e dintorni

16 Novembre 2011

Inibitori di pompa non danneggiano il nascituro


I bambini nati da madri che assumevano farmaci appartenenti alla classe degli inibitori di pompa protonica (Ipp), non presentano un rischio maggiore di sviluppare difetti congeniti. I ricercatori che hanno pubblicato il loro lavoro su The new england journal of medicine, definiscono rassicuranti questi risultati, ma gli esperti continuano ancora a raccomandare di usare il meno possibile i farmaci in gravidanza. La ricerca, che è stata supportata dal Danish medical research council e dalla Lundbeck foundation, ha analizzato un database di quasi 841mila bambini dalla gestazione fino a un anno di vita, valutando l’uso da parte delle madri di Ipp. È stato osservato che la percentuale di difetti si attestava attorno al 3%: 2,6% tra i bambini non esposti a questi farmaci e 3,4% tra quelli esposti. «In generale, questi farmaci sono sicuri, ma per capire se ci sono delle anomalie, serve molto tempo e una lunga esposizione» sostiene Eva Pressman, direttore di Medicina materno-fetale della University of Rochester medical center. «La mia raccomandazione è sempre quella di evitare l’esposizione ai farmaci finché possibile, e i disturbi che richiedono l’uso di Ipp non mettono rischio la vita. Inoltre per ottenere benefici per il bruciore di stomaco si possono assumere antiacidi che agendo localmente non mettono a rischio il feto».

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