Dalla corteccia della Magnolia estratto antiossidante, antiinfiammatorio e antibiotico
L'estratto della corteccia di Magnolia officinalis è utilizzato da migliaia di anni nella medicina tradizionale cinese e giapponese per i suoi effetti terapeutici. Questo albero, a lento accrescimento, è infatti originario dell'Asia e dell'Himalaya (oltre che del nord e centro America). Appartenente alla famiglia delle Magnoliaceae, è considerato un "fiore primitivo", in quanto il fossile più antico di questa famiglia risale a 95 milioni di anni fa. Oltre che antica è anche una pianta che ricorda un importante passo nella storia della botanica: il suo nome, infatti, le è stato attribuito in onore di Pierre Magnol. Magnol era un botanico francese, direttore del giardino botanico di Monteppellier, che introdusse la nozione di "famiglia" nella classificazione botanica. Sicuramente i caduchi fiori bianchi della Magnolia, sono tra gli aspetti che più fanno riconoscere questa pianta, ma come si diceva pocanzi, è la corteccia che contiene la maggior parte delle sostanze interessanti dal punto di vista terapeutico.
Effetti antidepressivi
Nella medicina popolare le sono attribuite proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie, antibiotiche, antispastiche e sedative. I responsabili di queste attività sembrano essere in particolare due neolignani (magnololo e honokiolo). Costituenti comuni a tutte le piante del genere Magnolia, la loro concentrazione varia (anche di molto), in base alla specie, area di origine e metodica estrattiva utilizzata. Molti gli studi che si stanno sviluppando a riguardo della pianta, sia come estratto complessivo, sia andando ad isolare il singolo componente attivo. È il caso dell'honakiolo, che recenti studi hanno visto protagonista come attivo. Questo potente antiossidante, non solo riesce a ridurre i danni epatici causati da overdose di paracetamolo, ma gioca anche un ruolo nel ridurre la neuroinfiammazione. Zhang e Wang riportano nel loro recente articolo (maggio 2019), come ci sia un'evidenza crescente sul ruolo della neuroinfiammazione nei casi di depressione. Sembrerebbe una sostanza in grado di esercitare effetti antidepressivi, proprio grazie alla riduzione dell'infiammazione neuronale. Tale effetto sembra dovuto alla riduzione di produzione di sostanze pro-infiammatorie, non solo, ma anche alla soppressione della risposta infiammatoria da sostanze già presenti nel tessuto neuronale. Sembra anche in grado di ridurre i livelli di ione calcio libero nel tessuto neuronale. Tutti questi effetti possono influenzare anche il metabolismo del triptofano ed aumentare la produzione di metaboliti neuroprotettivi.
Honokiolo, protezione per il testosterone
L'honakiolo potrebbe essere anche un potente "anti-aging" per gli uomini. Infatti, è in grado di inibire l'effetto della 5-alpha-reduttasi e dell'aromatasi enzimi che degradano il testosterone. Degradando questo ormone maschile, si osservano effetti di invecchiamento cutaneo, che potrebbero rallentare applicando localmente la molecola. Non solo, ma a livello clinico, gli autori suggeriscono un possibile futuro utilizzo di questa molecola come base di partenza per lo sviluppo di nuovi farmaci. Sicuramente un aspetto su cui molta letteratura si sta sviluppando, ma che è in attesa di conferme definitive è il potenziale chemio-preventivo di questa molecola. Sembra infatti in grado di attivare vie di segnale pro-apoptotiche, ridurre la funzione di particolari enzimi e chemochine, di inibire la proteina tirosina chinasi e la serina/treonina chinasi. Visto l'ambito così delicato, si è in attesa di solide conferme dal mondo scientifico. Dal punto di vista della sicurezza d'utilizzo, l'estratto di magnolia si è dimostrato inerte per il feto ed aspetti mutagenici. Fino a dosi pari a 240mg/kg di estratto non ci sono attualmente dati che possano far pensare ad effetti collaterali significativi. Sono possibili tuttavia fenomeni di interazione farmacologia: l'honakiolo può ridurre l'attività di alcuni citocromi.
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