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Politica e Sanità

15 Novembre 2011

Chi fa obiezione all’obiezione, e chi no


Non poteva certo fermarsi alle componenti della categoria il dibattito sulle dichiarazioni del Papa a proposito dell’obiezione di coscienza, da parte del farmacista, alla vendita della pillola del giorno dopo e di altri farmaci potenzialmente contrari al principio di tutela della vita  


Ovviamente non poteva mancare una pronuncia del ministro della Salute: "La parola del pontefice è  autorevole nella sua dimensione pastorale, ma non è possibile che  tutte le volte che si esprime su un tema succeda il terremoto" ha detto Livia Turco. Il Ministro ha sottolineato che "è giusto" che Papa Ratzinger "richiami i  giovani ad una sessualità matura e responsabile", ma non ritiene  "debba essere preso in considerazione il suo monito ai farmacisti di  opporsi con l''obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo.I farmaci prescritti dal medico devono essere disponibili e non  possono essere negati".  "Inoltre” ha aggiunto “ non so a cosa si riferisca il Pontefice quando parla di farmaci per  l''eutanasia. Non esistono nel prontuario terapeutico medicine immorali secondo la definizione che ne ha dato. Le  autorità preposte alle autorizzazioni al commercio, se così fosse, non ne avrebbero consentito la circolazione". La prima replica dall’opposizione, molto politica,  è venuta da Maria Elisabetta Casellati, vicepresidente dei senatori di Forza Italia ''''Farebbe bene a tacere e ad avere rispetto per il Papa e per tutti coloro che non la pensano come lei il ministro Turco, che si è distinta solo per cercare di raddoppiare la dose dello spinello, peraltro senza riuscirci. Ora la Turco, che in campagna elettorale strizzava l''occhio al mondo cattolico, arriva addirittura a contestare ciò che dice il Papa e a dettare le regole, ai cittadini e alla stampa, sul seguito che devono avere le parole del Pontefice''''.


Ma anche nell’opposizione non tutti sono concordi, per esempio Giorgio La Malfa, capogruppo dei Repubblicani Liberali e riformatori alla Camera: ''''Pur rispettando le opinioni della Chiesa come abbiamo sempre fatto, dobbiamo dire con molta pacatezza che la difesa del servizio pubblico spetta allo Stato italiano. Il servizio delle Farmacie � ha aggiunto - è un servizio pubblico ed i farmacisti hanno il dovere di distribuire prodotti medicinali a chi ne fa richiesta. Se poi qualche farmacista non si sente di poter svolgere il suo servizio, farebbe bene a rinunciare alla sua attività”. In sintonia con il ministro esponenti di tutti i partiti della maggioranza. Per Ermete Realacci (PD), "una farmacia espleta un servizio pubblico e di conseguenza è tenuta a fornire obbligatoriamente ai cittadini tutte le medicine ammesse dal Servizio sanitario nazionale: questo prevede la legge ed è bene che non cambi". “Non pare ammissibile considerare l''obiezione di coscienza per i farmacisti come una scelta di libertà nel momento in cui costringe un cittadino che si trova in uno stato di bisogno e sofferenza a intraprendere la ricerca da una farmacia all''altra di un medicinale regolarmente prescritto''''. Dello stesso tenore anche le dichiarazioni di Lida Menapace del PRC che ha aggiunto anche un altro aspetto: " Già le pressioni della Chiesa sui medici sono odiose, ma l''ospedale è un ambiente vasto, dove c''è confronto. Immagino nella farmacia di paese, dove tutti sanno tutto, come debba sentirsi quel povero farmacista ostracizzato dal parroco se vende la pillola del giorno dopo".


Doveroso anche riportare le posizioni di Piero Uroda presidente dell''Unione dei farmacisti cattolici, nel corso del cui congresso c’è stata la pronuncia del Pontefice. “Mai venduta la pillola del giorno dopo, Norlevo o Levonelle'''' ha detto

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