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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

ACE inibitori rallentano il danno al rene


Tra i fattori responsabili della progressione delle malattie renali i due più importanti sono l’ipertensione arteriosa e la proteinuria. “Si è dimostrato, prima negli animali poi nell''uomo, che la categoria di farmaci degli ACE inibitori, controllando la pressione e riducendo la proteinuria, determinano un rallentamento significativo della progressione delle malattie renali” ha spiegato Giuseppe Remuzzi, Direttore del dipartimento Immunologia e Clinica dei Trapianti dell''Istituto Mario Negri e primario dell''Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi degli Ospedali Riuniti di Bergamo. L’esperto ha ricordato che la maggioranza delle malattie renali non ha cure risolutive e una volta che si è instaurato il danno al rene questo gradualmente perde la funzione, fino a che si deve intervenire con la dialisi. Si tratta, quindi, di un risultato parziale, sostiene. E aggiunge: “Rallentare vuol dire andare più piano e se la malattia comincia molto presto nella vita, può arrivare comunque il momento - magari più tardi nel tempo - in cui la funzione renale viene perduta. Perciò la ricerca è proseguita con l’obiettivo di ottenere non solo il rallentamento della malattia, ma il suo arresto, o ancora più ambiziosamente, il recupero della funzione renale. E’ stata così messa a punto una complessa strategia di cura, che si basa sull’uso degli ACE inibitori, e anche di altri farmaci, che si integra poi con la modificazione delle abitudini personali (alimentazione, attività fisica, astensione dal fumo ecc). Grazie a questa cura, anche se impegnativa per il paziente, si può concretamente sperare di evitare la dialisi”.

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