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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

La pandemia non fa paura?


Il monitoraggio a campione segnala un aumento dei casi, ma la cittadinanza dice in maggioranza di non essere allarmata

Da alcune settimane si è passati, dietro indicazione dell’OMS, al monitoraggio a  campione, ovvero si verificano, di settimana in settimana, quanti pazienti si recano dal medico di base con un quadro simil-influenzale. Questo sistema è in uso da 10 anni e quindi si è rivelato utile a indicare l’incidenza dell’influenza sulla popolazione e ora consente i confronti che vengono diffusi: attualmente l’incidenza è 8 volte maggiore all’anno scorso nello stesso periodo. Si stima che la maggioranza dei casi di influenza siano attribuibili alla variante A/H1N1 senza che questo comporti la necessità di adottare terapie o precauzioni particolari. Il numero di casi ospedalizzati per polmoniti o complicazioni influenzali è superiore alla seconda soglia di allarme nelle 4 regioni che forniscono i dati (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Lazio) tranne che per gli ultra 65enni. La fascia 5-14 anni, con un indice pari a 33,02 casi per 1000 assistiti è la più colpita; l’indice di 5,51 casi per 1000 assistiti delle malattie respiratorie acute febbrili, è il più alto degli ultimi 10 anni in Italia. Nel mondo, al 1� novembre, ci sono 199 Paesi che segnalano casi di influenza A7H1N1 con oltre 6.000 morti nell’ultima settimana. La diffusione è di 6 volte maggiore rispetto alle ultime stagioni influenzali negli USA. Si registrano casi di trasmissione dall’uomo agli animali domestici, ma per ora questo non comporta alcun rischio e alcuna modificazione per i comportamenti da tenere.

Questa variante dell’influenza rappresenta la quasi totalità dei casi registrati nei 27 Paesi d’Europa, con un’incidenza maggiore nella fascia 0-15 anni. Intanto, dai risultati dell’ultima indagine periodica del Monitor del Forum per la Ricerca Biomedica e del Censis, il 61,4% degli italiani non ha paura dell’influenza A. In generale non sono spaventati dalla pandemia soprattutto gli uomini (68,1%), i laureati (74,4%), i residenti al Nord, soprattutto quelli dei centri urbani più piccoli e i giovani. Chi non ha paura dell’influenza A ritiene che i rischi siano gonfiati dai media (37%), e che il sistema di tutela sanitaria italiano sia adeguato a fronteggiare la situazione (24%). Al Sud (quasi il 49%) e al Centro (40%) si regista una maggiore paura dei rischi legati all’influenza A. Sono più preoccupati gli anziani (47,1%) e le donne (45%), ma anche i soggetti meno scolarizzati, con al massimo la licenza elementare (51,5%) e chi dispone di redditi più bassi (quasi il 60%). In parte questo dato può essere alimentato, in questi giorni, dalla diffusione geografica dei casi rivelatisi mortali in Italia che, però, dipende da condizioni ambientali particolari.

Fabrizio Pregliasco

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