Politica e Sanità
16 Novembre 2011Un appello al Governo cinese per il controllo della ricerca e contro studi ''copiati'' da studiosi scorretti. Il monito arriva dalla rivista britannica ''Lancet'' che riporta la frode, messa in atto da due gruppi di chimici cinesi, costretti a ritirare 70 pubblicazioni interamente copiate. Pechino, si chiede dalle pagine della rivista scientifica, "deve intervenire con forza contro le frodi scientifiche compiute dai propri cittadini. Se il presidente Hu Jintao vuole davvero che la Cina diventi entro il 2020 una superpotenza nel campo della ricerca, il suo Paese deve assumersi vere responsabilità nel campo dell''integrità scientifica". Le pubblicazioni sotto accusa sono del 2007, riporta Asianews. Una rivista specializzata per chimici, Acta Crystallographica Section E, ha analizzato le scoperte pubblicate dai cinesi nella cristallografia (la scienza che trasforma gli atomi in solidi) e ha scoperto che almeno 70 strutture definite ''nuove'' sono in realtà basate su strutture molecolari già note, a cui i chimici asiatici hanno aggiunto uno o due atomi. La frode è stata scoperta grazie a un programma di computer che compara le strutture molecolari. I due gruppi di chimici sono entrambi dell''università Jinggangshan, nel Jiangsu, e sono guidati da Hua Zhong e da Tao Liu. Il gruppo del primo ha ritirato 41 pubblicazioni, mentre il secondo 29. Ma secondo il giornale che ha scoperto la truffa, le falsificazioni potrebbero essere di più. Non si tratta del primo scandalo di questo genere nel campo delle pubblicazioni scientifiche. Tra i più noti quello che ha riguardato il cosiddetto "pioniere della clonazione umana", il sudcoreano Hwang Woo-suk, che ha usato la rivista ''Science'' per annunciare al mondo di aver clonato cellule staminali embrionali. Ma i dati pubblicati tra il 2004 e il 2005 si sono poi rivelati falsi. Ad oggi, gli scienziati cinesi sono i più prolifici in fatto di pubblicazioni scientifiche: l''11,5 % delle 271 mila pubblicazioni del campo apparse lo scorso anno provengono proprio dalla Cina. Il Governo, però, non impone, come accade in altri Paesi, controlli nazionali sugli studi.
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