Politica e Sanità
16 Novembre 2011Serve più trasparenza sull''approvazione dei nuovi farmaci in Ue. Sono necessarie variazioni urgenti per porre termine al segreto che circonda da sempre l''attuale procedura di approvazione di nuovi farmaci in Europa". A chiederlo sono Silvio Garattini, direttore dell''Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, e il suo collaboratore Vittorio Bertel�, che firmano un articolo pubblicato oggi sul British Medical Journal. I dubbi recentemente emersi in merito ai supposti benefici dell''antinfluenzale oseltamivir, si legge in una nota diffusa dal Mario Negri, hanno riacceso il dibattito sulla necessità di chiarezza. "Una maggiore trasparenza - afferma Garattini - consentirebbe una più ampia valutazione dei dossier di registrazione, da parte della comunità scientifica e non, contribuendo a definire in modo più puntuale il profilo rischio-beneficio dei nuovi farmaci, prima della loro immissione in commercio". Garattini e Bertel� suggeriscono che il recente trasferimento dell''agenzia regolatoria europea Ema (nuova sigla dell''Emea, European Medicines Agency) alla Direzione salute pubblica potrebbe rappresentare una buona opportunità in questo senso. In precedenza, infatti, l''Ema dipendeva dalla Direzione imprese e industria. Le industrie farmaceutiche sostengono fermamente il loro diritto alla segretezza, a protezione dei pesanti investimenti necessari allo sviluppo di un farmaco, osservano i due scienziati. L''opinione di Garattini e Bertel� è "che tale diritto sia legittimo, ma possa essere salvaguardato mantenendo la riservatezza su pochi aspetti del dossier dei farmaci. In quanto parte attiva nello sviluppo dei farmaci, il pubblico deve poter accedere alla maggior parte delle informazioni disponibili", insistono i due farmacologi. "Abolire la confidenzialità dei dati - conclude Garattini - aiuterebbe a rendere il sistema più trasparente, fornirebbe a medici e pazienti informazioni su cui basare una critica costruttiva, darebbe nuova fiducia, migliorerebbe la ricerca industriale. Restituirebbe inoltre credibilità alle autorità regolatorie, a conferma che il diritto alla salute prevale sugli interessi industriali".
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