Politica e Sanità
16 Novembre 2011Continua a crescere il numero delle Regioni che per gli ex Osp-2 riconfermano la distribuzione diretta. Ne viene fuori una bella lista, nella quale si delineano due indirizzi: da un lato le amministrazioni che, pur negando la dpc, non chiudono la porta in faccia alle farmacie; dall’altra invece quelle il cui no ha il tono della perentorietà. Al primo gruppo appartiene senz’altro la Puglia: una circolare diffusa nei giorni scorsi alle Asl, infatti, conferma il canale ospedaliero ma solo fino a quando non saranno definite «con la Commissione paritetica regionale per il Pht le relative modalità di dispensazione». Il passaggio fa ben sperare perché la Commissione è quella istituita con l’accordo sulla dpc tra Regione e Federfarma in vigore da luglio, nel quale già si prevedeva il passaggio in farmacia degli ex Osp-2 che potranno essere dirottati sul territorio senza controindicazioni rispetto a sicurezza e modalità d’impiego. Anche in Toscana – una delle prime amministrazioni a “raggelare” i farmacisti – si sta lavorando per un dietrofront: colloqui tra Federfarma regionale e Servizio farmaceutico sono in corso da qualche settimana ma il confronto si prospetta complesso perché sul tavolo c’è anche il rifinanziamento dell’intesa sulla dpc. Non sembrano invece lasciare speranze le circolari diffuse da Piemonte ed Emilia Romagna: «si ritiene necessario continuare nell’erogazione diretta di tali farmaci attraverso le strutture aziendali competenti», recitano le istruzioni impartite l’8 novembre dall’assessorato alla Salute di Torino; «si individua come modalità organizzativa di erogazione la distribuzione diretta» si legge nella circolare ricevuta un giorno dopo dalle Asl emiliano-romagnole.
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