Politica e Sanità
16 Novembre 2011Un euro e 50 centesimi. E la distanza che divide Regione e Federfarma Piemonte nella difficile trattativa per il rinnovo dell’intesa sulla dpc. Il confronto, in corso da alcuni mesi, si è acceso nelle ultime settimane con la pubblicazione del Piano di rientro, con cui la Giunta Cota mira a realizzare risparmi per circa 121 milioni di euro. Una trentina dovrebbero arrivare dalla farmaceutica territoriale e quattro dalla dpc, dove la Regione preme per una sostanziosa riduzione della quota fissa a confezione: dai 9 euro del precedente accordo a 6 euro, Iva esclusa ma al lordo del contributo spettante ai distributori. Di avviso diverso Federfarma, che è pronta a scendere fino a 7,50 euro ma non oltre. «Per garantire alla Regione i risparmi preventivati» spiega il presidente dei titolari piemontesi, Luciano Platter «abbiamo messo assieme un pacchetto di misure che assicurerebbe gli stessi risultati: tra questi, il passaggio dalla dpc al circuito tradizionale di un consistente numero di confezioni il cui prezzo al pubblico, sotto i due euro, rende sconveniente la distribuzione a quota fissa». Finora, tuttavia, la Giunta non si è mossa di un passo: «Vogliono i sei euro a qualunque costo» prosegue Platter «ma io devo fare i conti con una base che non è disposta a cedere altro. Se per fine mese le posizioni dovessero restare invariate, lascerò che a decidere sia l’assemblea». Il tempo, tra l’altro, non gioca a favore dei titolari: il Piano di rientro, infatti, stabilisce che in caso di mancata intesa entro il 31 marzo l’amministrazione «si impegna a emettere una delibera che preveda l’implementazione della distribuzione diretta in sostituzione della distribuzione per conto».
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