Politica e Sanità
16 Novembre 2011Avviare una sperimentazione per testare sul campo, ossia in farmacia, quel modello misto che dovrebbe essere discusso al tavolo sulla riforma della remunerazione, ancora in attesa di istituzione dallo scorso settembre. E’ l’idea che arriva da Assofarm nel tentativo di “forzare” i tempi e convincere la parte pubblica che la riforma non conviene solo ai titolari ma anche al Ssn. Il progetto è ancora in fase di sviluppo ma le linee essenziali sono già chiare, a tal punto che l’associazione delle farmacie pubbliche ha già avviato contatti con due amministrazioni, Toscana e Lombardia, per coinvolgerle nella sperimentazione: «L’idea» spiega il vicepresidente di Assofarm, Francesco Schito «è quello di individuare quattro cinque farmacie in due diversi comuni, uno per regione, per una popolazione di circa 20mila abitanti ciascuno. In questi presidi verrebbe testato per alcuni mesi un modello di remunerazione imperniato sul “fee for service”: le farmacie, in sostanza, metterebbero in campo servizi di pharmaceutical care come spacchettamento delle confezioni, farmacovigilanza, verifica della compliance e così via. Attraverso indicatori di risultato concordati, i servizi sanitari misurerebbero poi i benefici derivanti in termini di appropriatezza della spesa, calo dei ricoveri eccetera». L’obiettivo è innanzitutto quello di smuovere le acque per riavviare il lavoro attorno alla riforma della remunerazione. Ma dietro c’è anche un secondo fine, quello di mettere in campo un modello di retribuzione delle farmacie ispirato all’esperienza olandese: «In Assofarm» prosegue Schito «è stato istituito un gruppo di lavoro che sta mettendo a punto una proposta di modello da applicare nella sperimentazione. La nostra proposta è quella di puntare a un sistema che retribuisca le farmacie anche per i risultati che grazie a loro il Servizio sanitario riesce a conseguire in termini di salute della popolazione e valorizzazione della spesa».
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