Politica e Sanità
16 Novembre 2011Perché molti farmaci un tempo chiamati “salvavita” non sono più del tutto gratuiti come dovrebbero? È la domanda che si è posto un’inchiesta del bimestrale di informazione sanitaria “Dialogo sui farmaci” sottolineando come la maggioranza delle ricette mediche riguardi proprio i medicinali più costosi. I principi attivi non più coperti dal brevetto e che rientrano nella “lista di trasparenza” dell''Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono oggi 224. Appartengono a 83 aree terapeutiche e in tutto contano 4.052 medicinali. Di questi, ben 3.024 (il 75% del totale) hanno un prezzo al pubblico analogo a quello di riferimento rimborsato dal Ssn, e 33 lo hanno addirittura inferiore. Il prezzo dei rimanenti 995 farmaci (il 25%) è invece superiore a quello rimborsato dal Ssn: chi li preferisce agli altri deve quindi pagare la differenza. Un''anomalia, sottolinea l’inchiesta, con il risultato che il 64% delle ricette mediche riguarda proprio i farmaci più costosi, che costituiscono addirittura il 71% della spesa complessiva. Le ragioni, secondo l’inchiesta, sono varie: per cominciare i medici non conoscono le differenze di prezzo, visto che la lista di trasparenza non le riporta. Poi, molti di loro sono affezionati ai farmaci di marca, anche quando perdono il brevetto. In più, i farmacisti non sono sempre così zelanti da informare i clienti circa le alternative a minor costo. Un’altra ipotesi riguarda le indicazioni terapeutiche dei generici, spesso sottodimensionate rispetto a quelle del farmaco originatore branded. Per ciascuna indicazione le aziende devono avviare una pratica formale piuttosto costosa. Di conseguenza, per risparmiare ne riducono il numero. E così un generico con dieci potenziali indicazioni terapeutiche finisce per riportarne solo due sul foglietto illustrativo. Ciò naturalmente confonde i medici e penalizza il mercato dei generici, che andrebbe invece sostenuto, conclude la nota di Dialogo sui farmaci.
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