Politica e Sanità
16 Novembre 2011Non antagonisti delle farmacie, né rivali; ma partecipi, in modo complementare, del medesimo sistema: quello dei farmacisti e della distribuzione delle medicine. È il ruolo che, secondo un’inchiesta pubblicata da Affari e Finanza di Repubblica, rivendicano i professionisti (iscritti all’ordine) delle parafarmacie. In prima fila l’Anpi, Associazione nazionale parafarmacie italiane che, anticipando i contenuti di un documento di sistema che sarà presentato domani, sottolinea nelle parole del presidente Paolo Spolaore, come le parafarmacie «determinano una situazione di concorrenza a cui Federfarma evidentemente non vuole abituarsi». «I titolari di farmacia» aggiunge «vivono sostanzialmente in una situazione protetta; l’introduzione delle parafarmacie ha destabilizzato le loro certezze, basate in particolare sulla "pianta organica" È una questione di mentalità, noi non siamo spaventati dalla libera concorrenza». Tra le carenze segnalate nell’attuale sistema di distribuzione, che vede il predominio schiacciante delle farmacie, l’Anpi boccia il punto cardine: la “pianta organica", strumento che regola e vincola la distribuzione territoriale delle farmacie. La critica alla "pianta organica", baluardo del mercato protetto, è mossa anche dal Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), che ha condotto uno studio sui flussi demografici nelle città. «La pianta organica impedisce la distribuzione delle farmacie secondo le esigenze reali dei cittadini», dice il presidente, Vincenzo Devito. «Le grandi città hanno una popolazione reale notevolmente superiore ai residenti. Ci sono flussi costanti: turisti, lavoratori, studenti. Alcuni esempi eclatanti: Roma +18,5%, Milano +54%, Napoli +38%». Sulle liberalizzazioni il presidente di Federfarma Annarosa Racca, in una lettera al Corriere della sera ribadisce la sua perplessità. «L’aspirina in autostrada potrebbe già essere venduta; non succede perché è necessaria la presenza di un farmacista, che costa. Se poi non si aprono più parafarmacie significa che non c’è domanda da parte del mercato, perché non esistono limiti a nuove aperture».
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