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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

Stefanelli (Farmindustria): non siamo noi a bloccare il tavolo sulla remunerazione


A fine marzo fanno sei mesi esatti. È il ritardo accumulato dal tavolo che la Manovra dell’estate scorsa aveva voluto per mettere in cantiere la riforma del sistema retributivo delle farmacie: avrebbe dovuto essere convocato entro la fine di settembre con l’obiettivo di definire nuovi criteri di remunerazione grazie ai quali ottenere «una riduzione della spesa per il Servizio sanitario nazionale», ma ancora oggi non se ne ha notizia. Per le due sigle che rappresentano le farmacie del territorio, Federfarma e Assofarm, il ritardo sarebbe da imputare a Farmindustria, ai cui occhi un eventuale passaggio al sistema misto (remunerazione basata su un compenso fisso per confezione più una piccola percentuale sul prezzo al pubblico) significherebbe lasciare i produttori da soli a patire gli effetti di tagli e future manovre sui prezzi. Farmacista33 ha chiesto al vicepresidente di Farmindustria, Emilio Stefanelli, di commentare le accuse che arrivano dai farmacisti.

 

Allora, dottor Stefanelli, siete voi che impedite al tavolo sulla remunerazione di avviare i motori?
Le rispondo con una domanda: se è vero, come si legge, che l’obiettivo della riforma è quello di ridurre la spesa sostenuta dal Ssn per la distribuzione del farmaco, perché Farmindustria dovrebbe impedire l’avvio della trattativa?.

 

Però non avete mai nascosto una certa avversione all’idea che le farmacie possano essere remunerate con un sistema misto basato su una quota fissa per confezione…
Più che altro facciamo una considerazione di principio: nel momento in cui le farmacie vengono retribuite con un meccanismo sganciato dal prezzo del farmaco e dalle sue dinamiche, viene automaticamente a cadere il concetto di filiera. Significa che da quel momento tutti i tavoli ai quali siamo presenti unitariamente come comparto si dividono: noi discuteremo con la parte pubblica di ricavo e valore dell’industria, la farmacia tratterà separatamente per ciò che la riguarda. Senza logica dei margini viene a mancare ogni necessità di fare sistema. Vorrà dire che noi potremo giocare sull’innovatività e sul valore del farmaco per difendere i nostri ricavi, la farmacia dovrà puntare su qualcos’altro».

 

I farmacisti difenderanno il loro ruolo nella distribuzione. E poi, in quanto all’innovazione, è tesi comune in Federfarma che il sistema misto serva proprio a portare in farmacia quei prodotti ad alto costo che con la marginalità il Ssn terrebbe solo in ospedale…
Ci possono essere molte altre strade per portare i farmaci innovativi sul territorio, per esempio con un sistema più ampio di margini regressivi. Quanto poi al valore delle farmacie nella distribuzione, mi chiedo: nei paesi dove c’è la remunerazione mista, le farmacie stanno meglio o peggio di quelle italiane? Non che io lo auspichi, ma oggi qualcuno, pur considerando l’ottimo servizio svolto dalla farmacia, potrebbe ipotizzare sistemi di distribuzione diversi a minor costo ed egualmente controllati dalla professionalità del farmacista: Federfarma è sicura che con il sistema misto la farmacia rafforzerebbe il proprio valore?.

 

Cosa dobbiamo dedurre, che forse sono i farmacisti quelli che frenano la partenza del tavolo?
Sto esprimendo un parere personale, ma ho l’impressione che dopo aver voluto fortemente un tavolo per discutere di remunerazione ora in Federfarma si stia riflettendo a fondo sull’opportunità di avviare il confronto.

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