Politica e Sanità
16 Novembre 2011I nuovi servizi in farmacia: l’attuale, il possibile, il probabile. Non si poteva trovare formula migliore per riassumere i temi sui quali verterà il convegno organizzato dall’Utifar che apre domani i battenti a Riccione. Due giorni di seminari e dibattiti che tra sabato e domenica esploreranno le opportunità del decreto legislativo 153/2009. Farmacista33 ha chiesto al presidente dell’Utifar, Eugenio Leopardi, di anticipare per i lettori la scaletta dei lavori.
Presidente, perché questo convegno? Un omaggio all’attualità o una scelta di campo?
Non c’è il dubbio che i nuovi servizi sia di estrema attualità per la professione, ma se Utifar ha scelto di dedicare a questo argomento un convegno è perché ci crede. Siamo cioè convinti che in un momento come questo, in cui tagli alla spesa pubblica e genericazioni spingono verso il basso i fatturati delle farmacie, i servizi possono essere una strada che vale la pena percorrere perché contigua alla professione. Tra una farmacia che reagisce puntando sull’area commerciale, secondo il modello inglese, e una che invece scommette sul modello della farmacia dei servizi, noi preferiamo senz’altro la seconda.
Al mosaico della 153/2009, tuttavia, mancano ancora alcuni importanti tasselli: il decreto attuativo su infermieri e fisioterapisti, la Convenzione nazionale, quelle regionali…
La nostra idea è che le farmacie dovrebbero organizzarsi per iniziare a erogare i nuovi servizi senza aspettare le convenzioni. L’offerta che ne verrebbe fuori incontrerebbe la domanda del pubblico che accetterebbe di buon grado di pagare di tasca propria pur di accedere agevolmente a servizi di ottima qualità.
Tra i farmacisti c’è molta perplessità su quanto dice. Preoccupano gli aspetti gestionali…
Le farmacie sono riuscite a sviluppare con successo alcuni mercati dell’area di libera vendita che oggi riescono a stare in piedi da soli: la veterinaria, la cosmesi, l’infanzia e così via. Sono sicuro che lo stesso avverrebbe per i servizi. I farmacisti dovrebbero iniziare a proporli senza aspettare le convenzioni e accettando all’inizio anche qualche sacrificio. Ne uscirebbe comunque rafforzata la vocazione della farmacia come presidio integrato e si darebbe alle Regioni un segnale forte del contributo che il canale può fornire al servizio sanitario.
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