Politica e Sanità
17 Novembre 2011In Francia arriva il farmacista di famiglia. A dargli i battesimi è il decreto attuativo pubblicato la settimana scorsa dal ministero della Sanità dopo lunga attesa. Il provvedimento rappresenta uno dei tasselli della legge Hpst (Hôpital, patients, santé et territoires ossia ospedale, pazienti, sanità e territori) del luglio 2009, nella quale si disegnavano nuovi spazi d’intervento per le farmacie di comunità nell’ambito di una riorganizzazione allargata dei servizi sanitari. In questa cornice il decreto ministeriale dà il varo ufficiale alla figura del “pharmacien correspondant”, che per noi italiani potrebbe stare per “farmacista di famiglia”. Questo professionista, infatti, verrà scelto dai pazienti sulla fiducia per ricevere un’assistenza sulle terapie in stretto coordinamento con il medico curante. Quali pazienti? In pratica tutti i cronici domiciliarizzati (asma, diabete, malattie cardiovascolari…) e ovviamente i malati oncologici e quelli sottoposti a cure palliative. E il farmacista di famiglia potrà essere selezionato tra tutti i laureati abilitati, che siano titolari di farmacia, collaboratori o altro ancora. Quanto alle competenze, il “pharmacien correspondant” provvederà alla ripetizione delle ricette (fino a un massimo di 12 mesi) e al monitoraggio della terapia, nell’ambito di un severo protocollo concordato con il medico e autorizzato dall’autorità sanitaria. In sostanza, il farmacista vigilerà sulla compliance, sulla tolleranza al trattamento e sui suoi progressi, potrà modificare la posologia (previa comunicazione al medico) e dialogherà con il curante su tutti gli aspetti riguardanti le cure farmacologiche. Ce ne sarebbe abbastanza per far saltare di gioia i farmacisti francesi e i loro sindacati, di fatto invece l’uscita del decreto è stata accolta dalla categoria con soddisfazione solo moderata. Colpa di quello che nel provvedimento non c’è: la remunerazione delle nuove prestazioni. Questo non significa che sia esclusa la possibilità di un onorario - probabile anzi che la questione sia rimandata a quella riforma del servizio farmaceutico promesso nei mesi scorsi dal ministro della Sanità – ma in attesa di chiarimenti i sindacati dei titolari stanno sul chi vive. E lanciano avvertimenti inequivocabili: «Senza compenso» ha detto Philippe Gaertner, presidente della Fspf (Fédération des syndicats pharmaceutiques de France) «non inviterò certo i miei colleghi a farsi carico di tale ruolo».
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