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Politica e Sanità

30 Novembre 2011

Rischiose liberalizzazioni


 Anche nella medicina generale si fa sentire lo spirito della concorrenza figlio dei tempi. E nemmeno ai medici di famiglia sembra piacere molto�

La questione nasce spunto da una recente sentenza del Tar Friuli Venezia Giulia che ha abrogato una delibera regionale nella parte in cui prevedeva la modifica del rapporto ottimale medico/assistiti da uno ogni 1.000 a uno ogni 1.300. Il commento che viene da Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale è inequivocabile. E'' rischioso modificare il rapporto ottimale tra convenzionati e assistiti, ha detto; in questo modo, tra l''altro, la medicina generale diventa “la camera di compensazione della sotto-occupazione medica”.
“Non entriamo nel merito delle motivazioni della sentenza - dice Milillo - suscettibile di ricorso e che comunque non ha valore per le altre regioni. Siamo invece fortemente preoccupati” per i risvolti pratici. Il provvedimento infatti comporterà, secondo il leader della Fimmg, “una riduzione del numero medio di assistiti per medico, con conseguenti difficoltà a sostenere gli investimenti strutturali”. Inoltre “i medici neo inseriti saranno condannati, con un basso numero di assistiti, a un indefinito periodo di sottooccupazione, con l''impossibilità di coprire le spese professionali e la necessità, per sopravvivere, di dedicarsi ad altre attività collaterali più remunerative, a scapito di un pieno impegno nella medicina di famiglia”. Non solo. Per Milillo, “aumenterà la spesa sanitaria: ai medici con poche scelte vengono infatti e giustamente attribuite alcune voci retributive fisse”. “La medicina di famiglia � ha proseguito Milillo - non è un''area di libera professione pura, strutturata per rispondere alle regole della concorrenza e del mercato. Il medico di famiglia è il gestore di risorse economiche pubbliche, di cui è tenuto a rispondere anche innanzi alla Corte dei Conti. Coniugare il ruolo di fiduciario del singolo cittadino e di fiduciario del sistema, se è già difficile ora, rischia di diventare impossibile in un sistema di concorrenza sfrenata. Chi non capisce questo, non conosce la medicina di famiglia e, perseguendo una logica vetero-assistenziale, rischia danneggiare proprio quei colleghi che, con promesse di un''occupazione, condanna a praticare la medicina generale come attività residuale”. Una linea di ragionamento che può essere facilmente estesa alle attività sanitarie nel loro complesso.

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