Politica e Sanità
15 Novembre 2011Il Consiglio dEuropa affronta il tema della vendita per corrispondenza di medicinali etici e no e raccomanda una regolamentazione piuttosto stretta. E la presenza del farmacista
Lo scorso 5 settembre, il Consiglio dEuropa ha licenziato una risoluzione (Res AP (2007) 2) sulla buona pratica in materia di distribuzione di medicinali per corrispondenza a tutela della sicurezza del paziente e della qualità dei medicinali distribuiti. Attualmente in Italia la vendita a distanza (via internet, per corrispondenza, eccetera) di medicinali non è disciplinata e non può comunque ritenersi consentita. Comè noto, peraltro, larticolo 34 del nuovo Codice deontologico del farmacista, così come anche previsto dal vecchio articolo 25, vieta espressamente la vendita di medicinali attraverso Internet. Ma lo scenario potrebbe evolversi a una velocità non prevedibile, ragion per cui il Consiglio ha cercato di dare un indirizzo compatibile con la sicurezza dei cittadini.
Nella sua risoluzione, il Consiglio dEuropa raccomanda infatti ai Governi degli Stati membri di adottare tutti gli strumenti necessari a garantire la sicurezza della vendita di farmaci per corrispondenza, a tutelare la sicurezza dei pazienti e la qualità dei medicinali distribuiti. Lattenzione si è concentrata soprattutto su alcuni aspetti: i sistemi di distribuzione e le relative responsabilità le informazioni e i consigli da dare ai pazienti; la notifica, al paziente, e da parte del paziente, degli effetti indesiderati, delle interazioni, delle avvertenze, di richiami o difetti di qualità dei medicinali venduti per corrispondenza; l''esclusione, dalla vendita per corrispondenza, di medicinali particolarmente delicati; la gestione delle prescrizioni nella vendita per corrispondenza di medicinali con obbligo di prescrizione medica.
In linea generale, il documento mette laccento sulla necessità di non svincolare la vendita attraverso le farmacie virtuali (cioè i siti Internet dedicati) dalle farmacie fisicamente presenti sul territorio, in quanto il rapporto diretto viene ritenuto necessario soprattutto per quanto attiene il consiglio al paziente. N� la farmacia virtuale dovrebbe essere priva di farmacisti, in quanto si dice che la vendita di medicinali per corrispondenza dovrebbe essere effettuata solo da persone legittimamente abilitate che nei paesi europei sono, appunto, i farmacisti. I pazienti, dice la risoluzione, dovrebbero ricevere i consigli attraverso strumenti elettronici o tramite telefono. Dovrebbero essere mantenuti livelli accettabili di sorveglianza sui trattamenti (ad esempio verifica della posologia, delle interazioni con altri farmaci, delle controindicazioni), conformemente a quanto previsto dalle norme imposte dall''autorità nazionale competente. La vendita per corrispondenza di farmaci soggetti ad obbligo di prescrizione medica dovrebbe avvenire sotto la responsabilità di un farmacista e dietro presentazione di regolare ricetta medica. La ricetta può anche essere inviata tramite posta elettronica, a condizione che sia di documentata autenticità, e questo allo stato attuale può creare non poche difficoltà, visto che andrebbe implementato quantomeno un sistema di firma elettronica non falsificabile.
Infine non tutti i medicinali potrebbero essere dispensati con queste modalità: i farmaci classificati come stupefacenti dovrebbero, a priori, essere esclusi dalla possibilità di vendita per corrispondenza. I farmaci che, anche se correttamente imballati, presentino potenziali rischi per l''uomo o per l''ambiente connessi con la vendita per corrispondenza, e quelli per i quali la data di scadenza sia molto prossima alla data di confezionamento, non dovrebbero essere venduti per corrispondenza.
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