Politica e Sanità

15 Novembre 2011

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L''infusione annuale di acido zoledronico (Aclasta) di Novartis nei malati di osteoporosi reduci da una frattura del femore, riduce del 35% il rischio di nuove fratture e del 28% la probabilità di morte rispetto a placebo. La ricerca di fase III, Refract (Recurrent fracture trial) che lo sostiene, ha coinvolto 2.100 uomini e donne ed è il più ampio studio clinico mai realizzato su pazienti con osteoporosi e precedente frattura. L’azienda è ora intenzionata a sottoporre i risultati alle autorità regolatorie di tutto il mondo entro fine 2007, per estendere l''indicazione al trattamento con Aclasta. Il bisfosfonato è approvato oggi in oltre 60 Paesi tra cui Usa, Canada e UE per la terapia del morbo di Paget, secondo nell''elenco dei disordini osteo-metabolici più comuni. "In Italia abbiamo dimostrato in passato che è possibile ridurre significativamente il rischio di frattura al femore con un bolo annuale di vitamina D", ricorda Silvano Adami, professore di Reumatologia all''università di Verona e direttore del Centro di riferimento regionale per l''osteoporosi dell''ospedale di Valeggio sul Mincio (Verona). Secondo l’esperto, sia questa terapia sia quella con acido zoledronico hanno costi limitati e sono vantaggiose anche per il rapporto costi-benefici. Si può inoltre procedere a una sorta di somministrazione annuale, in grado di fornire una protezione insuperata contro le fratture osteoporotiche.